giovedì 2 dicembre 2010

NEVICA, GOVERNO LADRO

Nevica governo ladro.

E il prossimo che dice che la neve è bella/romantica lo faccio guidare per i 40 km di straduccole di montagna fino al mio ufficio.

Poi vediamo se non tira giù tutti i santi del calendario anche lui, compresi quelli impronunciabili da almanacco del giorno.
Santa Eulalia e San Acario, pace all’anima loro.

Siccome sono montanara DOC stamattina sono partita preparata: guanto omino Michelin, battipanni (per pulire il tettuccio stasera…non ho trovato uno spazzettone va bene?? ) e catene nuove di pacca. Talmente nuove che la confezione è ermeticamente sigillata ed è un mistero se calzino alle mie ruote…che comunque non è il problema principale, il problema principale è che non ho assolutamente alba di come si montano delle catene. Sono due anni che devo fare la prova generale con l’insegnante di sostegno in garage, all’asciutto, al caldo, e in rilassatezza. Ovviamente non l’ho mai fatta quindi figuriamoci se posso provarci in una tormenta di neve, accovacciata nella melma, con i geloni alle mie nobili mani e un livello di isteria che solo una donna può capire.

Altro che “obbligo di catene a bordo”… nella maggior parte dei casi, ammettiamolo, ci vorrebbe anche l’ “obbligo di montatore di catene a bordo”, se no lucide e incellophanate nel bagagliaio non è che risolvano molto la situazione. Nel dubbio ho dovuto mettere da parte l’ultimo straccetto di orgoglio e chiamare il papi per sapere ALMENO su quali ruote devo mettere le catene.

Lui mi ha risposto con aria rassegnata-esasperata facendomi saggiamente notare che tanto non le so mettere.

Ok, ma se devo fare la figura di chiedere aiuto al primo passante, facciamola di medie dimensioni, non di dimensioni galattiche, non sapendo nemmeno quali sono le ruote motrici della mia scintillante macchina nuova. No?

Che poi col culo che ho ne trovo uno tipo quello dell’unico incidentuolo della mia carriera automobilistica, 40 anni e chiamare il papino per compilare una constatazione amichevole
...
...
peggio di me.

Quasi.

Non ci sono più gli uomini di una volta.
Le donne invece sono rimaste le solite svampite di sempre.

A parte quella figa imperiale della mia collega che di catene ha montato le sue e quelle di un trevigiano alticcio in un’unica manche. Voto 10 e lode per lei.

Se era per me io e il trevigiano aspettavamo il disgelo sorseggiando del prosecco.

Insomma stamattina parto di buona lena e scopro

1) Che come al solito una nevicata in un comune montano si trasforma in tempo di record in una calamità naturale, INGESTIBILE.

2) Che dovrò fare 40 km in prima e seconda. Terza se proprio voglio provare un brivido in rettilineo.

Non ho nemmeno acceso la radio per concentrarmi meglio. In compenso ho guidato con i gomiti perché non mi so soffiare il naso con una mano sola e ho parlato al cellulare per chiedere a mio padre delle suddette catene.

Ero talmente annoiata che mi sono persa in fantasie fissando il camioncino davanti a me. Aveva sul portellone una famosa pubblicità di patatine con degli sciatori che sorridenti cercavano di raccontarmi che le patatine sono amiche dello sport.

Come no.

Cioè, volete farmi credere che voi, macho-men e wonder-women con quelle coscione di marmo inguantate in strette tutine di lycra, vi strafogate di cornetti di formaggio e chips alla paprica?!

Non so perché, ma la cosa non mi convince.

Sarà che quando giocavo, o ci provavo, in una categoria dignitosa, il regime alimentare dell’atleta consisteva in pasta al pomodoro, grana e prosciutto crudo. Stop.

Se la dieta ideale fosse stata a base di Amica Chips a quest’ora sarei in nazionale

E invece niente, nel momento di massima austerity prima delle partite ci propinavano yogurt magro.

Yogurt magro?? Se io mangio uno yogurt magro, caro il mio guru, stramazzo al suolo dopo 7 secondi di allegri balzelli a rete. Passi che magari i miei panini imbottiti erano un tantino esagerati, ma che fine a fatto la giudiziosa aurea mediocritas?

Comunque mi fidavo molto di più di Rocco, quando diceva che lui di patatine se ne intende…era più realistico degli sciatori, non so, ti toccava accettare l’evidenza.

Ad Agordo ci sono arrivata senza intoppi, anche perché inseguivo la gigantografia di una Dixi: ero trainata dal furgoncino come un cane antidroga del nucleo cinofili da un immenso panetto di hashish.

Dunque, il parcheggio della mia azienda è un distesa di auto selvaggiamente posteggiate, non se ne vede la fine, e soprattutto, se ti ci avventuri nelle viscere, non è detto che poi riuscirai ad uscirne.
Immaginiamo insieme questa celestiale visione ricoperta di centimetri e centimetri di candido sofficiume.
Ora immaginiamo che io esca alle 20.00, unica dello stabilimento quando nessuno sarà li con me ad aiutarmi a spingere la macchina in caso di bisogno o almeno a darmi un supporto psicologico.

Immaginato? Bene, è la tragica realtà.

Conscia di ciò mi sono armata del mio miglior sorriso da ciuchino di Shrek e mi sono avvicinata alla portineria cercando di impietosire il portinaio con la mia triste storia per guadagnare un posto nel parcheggio interno.

Sguardo beffardo e risposta negativa.

Alla mia minaccia di tornare in cerca di lui per spingere la macchina alle 8 grasse risate e “vieni pure tanto io non sarò qui”.

Hai vinto una battaglia, non la guerra, stronzo portinaio.

Prima o poi lascerai i fari accesi e ci troveremo alle 8 nel parcheggio.

Alla resa dei conti.

WELCOME BACK GIANMARIA!!

Di tempo ne è passato tanto ma il mondo di Mil non è che sia cambiato molto…è quasi ora di far tintinnare di nuovo le jingle-bells, il baby doll di raso lilla ha ancora l’etichetta, il micro palle ha le palle sempre più microscopiche e raggrinzite come dei mirtilli secchi, gli stregatti hanno svangato a forza di scomparire e ricomparire, oramai lampeggiano come i neon rotti dei bagni degli autogrill.

Però in effetti sono accaduti numerosi episodi degni di post…

-Lo spirito ribelle che spatrucciava la sua arte sui muri di provincia e dintorni è tornato dopo una decina d’anni passando di diritto dalla categoria Copperfield alla categoria Stregatti. Un salto di qualità.

-Anche il re degli Stregatti è tornato ed è già sparito di nuovo secondo copione. Io lo ho ignorato, dimostrando che Siddharta era un pivellino della pace interiore. Vorrei solo rompergli quei bei dentoni scintillanti con una mazza chiodata. Ma questo non è necessario che il Buddha lo venga a sapere.

-Qualche giorno dopo aver scritto il post sui romanzi, mi è capitato tra capo e collo un week end degno di romanzo. Nessun vulcano Eyjafjallajkull naturalmente, ma fughe alla Lupin III da appartamenti sconosciuti, broccolamenti a destra e a manca, scarpe di sconosciuti fuori dalla tenda e asili politici nella tenda vicina, infruttuose ricerche in una spiaggia affollata per identificare uomini da cui si è fuggiti la notte precedente complici le tenebre e i Long Island, pischelli contesi per un piercing e una felpa col cappuccio… un week end di pallavolo in cui si è visto veramente di tutto, tranne una partita di pallavolo.

-Ho giurato che mai avrei perso la mia dignità per un uomo e il giorno dopo mi sono presentata con il completino da assalto e una buona dose di sfacciataggine alla sua porta (dell’uomo per cui MAI avrei perso la mia dignità)

-Ho detto al mio capo che la sua espressione “ha la capacità irritarmi incredibilmente”. Mi è scappato, in un eccesso di sincerità in riunione plenaria. D’altra parte il mio contratto scade tra due mesi quindi mi posso permettere queste gaffes diplomatiche…

-Ho comprato il divano per la mia casa, essendo la mia casa completamente vuota.

Lo ho comprato ad agosto, è stato amore a prima vista ed era un affarone… ora siamo a novembre inoltrato, le Havaianas hanno lasciato il posto agli stivali pelosi, il sole alla pioggia e al gelo, le fragole alle castagne, e l’affarone non è ancora arrivato…

Pare che la catena di negozi sia un habitué di “Mi manda Rai tre" Ospite fisso tipo Paolo Fox ai Fatti Vostro

Mio padre mi aveva avvisata, ma io accecata dal colpo di fulmine non ho sentito ragioni, ho persino litigato con il commesso che non mi voleva vendere il tavolino che era evidentemente il MIO tavolino. Mai visto un venditore che pur di non venderti un pezzo ti dice “piuttosto aspetta e vedi come fai gli altri mobili…”

No, superminchione, io VOGLIO questo tavolino, e ora è diventata una questione di principio, e lo voglio proprio perché TU, esperto di design del CEPU dici che non ci sta bene, e TU hai appena affermato orgoglioso di avere un salotto arancione e viola, quindi io deduco che se questo tavolino fa cacare a te deve essere per forza il massimo dello stile, un pezzo di design.

-Sono partita per il Messico…e sono tornata sana e salva. Ho viaggiato in business come i veri, con indosso delle Converse e una felpona col cappuccio…temevo mi chiedessero a chi avevo rubato il biglietto e mi spedissero in economy, che mi facessero sorvolare l’oceano su uno sgabellino di quelli basculanti come negli angusti corridoi dei treni. E invece no, credo che se avessi chiesto alla hostess di spazzolarmi i denti lo avrebbe fatto senza batter ciglio.

I love business class.

Definitely.

Se poi il personale non fosse tutto francese e non ti offrisse del cibo francese parlandoti in francese sarebbe un sogno. Giusto per trovarci le poil dans l'oeuf

-Settimana prossima farò da accompagnatrice a una squadra russa che viene a giocare la coppa CEV.
Detto così par poco decoroso.
No worries, Milhouse continua a tenerla stretta nel suo cellophane e non ha nessuna intenzione di fare le scarpe a Ruby (le sue finissime scarpe maculate con tacco 27 zebrato più plateau di una decina di cm, giammai)

Nonnò…ruolo di peso: interprete.

Spero che parlino l’inglese peggio di me, così non ci si capisce ma almeno si ride. Sempre che i russi ridano.

Perché io ne ho conosciuta una di russa, e non c’era proprio niente da ridere.

Specie se le giravano vorticosamente le sue russissime palle.

Che poi visto il mio immenso culo in fatto di broccolamenti, scenderanno dall'aereo 12 baldi giovini alti alti e magri magri, pallidini e dinoccolati, con l’occhio un po’ incavato, il capello biondo cenere un po’ stempiato, e un vago aspetto da primi anni novanta.

In caso contrario, sarò felice di farmi un baffo dell’etica deontologica.

-Cos’è sta puzza di fritto?? Scusate, questo non centra una mazza, ma cos’è quest’olezzo da fritto scadente in ufficio?

mercoledì 5 maggio 2010

AAA uomo-romanzo cercasi


Voglio rinascere protagonista di romanzi rosa.

Le donne dei romanzi al primo capitolo sono sempre mediamente sfigate.
Inizia il libro e puntualmente a queste sono capitate mille disgrazie. Lutti, eredità mancate, lavoro perso, matrimoni a rotoli, figli illegittimi, ce n’è per tutti i gusti.
Nella vita reale dopo una serie di gatti neri del genere l’unico uomo che forse hai la fortuna di incontrare è uno psicologo di quelli bravi.
Nel romanzo incontrerai invece un l'utopico uomo-romanzo.
Tu non ne vorrai sapere, ma lui ti conquisterà col suo fascino ammaliante, la sua passione dirompente, la sua spigliata personalità. Magari condite da svariati zeri nel conto in banca, verve da cabarettista e cultura da docente Oxfordiano.

Se è il tuo capo non sarà di mezza età, non avrà la pancetta, non farà delle riunioni barbose. Il completo di sartoria calzerà a pennello sul suo fisico scolpito e tutta l’azienda penderà dalle sue labbra.

Se è un allevatore non avrà una fattoria ma un ranch. E non puzzerà MAI di stalla e sterco bovino. GIAMMAI. Non parlerà in dialetto e non proferirà parola scurrile nemmeno se una mucca gli cacherà sullo stivale nuovo Marlboro Classic.

Se è il tuo ex marito non sarà invecchiato male. Non si sarà stempiato e se gli saranno venute le rughe saranno sexyssime rughe d’espressione, che gli daranno un aria più vissuta.

Se è un principe non assomiglierà a Carlo d’Inghilterra.

Se uscirai con un uomo-romanzo egli non dirà mai la classica frase che ti fa passare la poesia. Non farà discorsi noiosi. Non penserai per un secondo che vorresti essere rimasta a casa a vedere se indovinavi la ghigliottina di Carlo Conti.

Non avrà la fiatella. Non pezzerà.

Non sarà timido e imbarazzato, non caleranno silenzi pesanti come macigni e naturalmente ci proverà, da vero uomo, nel momento giusto,e tu non gli saprai resistere.

Nell’intimità non indosserà una canottiera a costine.

TI e SI spoglierà con un’abilità da giocoliere. Niente incastramenti di cerniere e bottoni rompicoglioni.

Non rimarrà in calzini sul più bello.

Non farà cilecca neanche se si è scolato quindici Gin-Tonic e la sua performance sarà di quelle che fanno tremare la terra, effetto vulcano Eyjafjallajkull, da sperare che non chiudano gli aeroporti internazionali dal botto.
Il fatidico momento prevenire-è-meglio-che-curare non farà calare la tensione perché l’uomo-romanzo avrà tutto il necessario a portata di mano.
Non si lagnerà della scomodità dell’accessorio, non starà li come un cretino a mordere il cuki alluminio per 5 minuti, non guarderà il copri-ninnolo in controluce da tutte le angolature per capire il verso giusto.

Giammai la donna rimarrà perplessa dell’amplesso.
L’alternativa è che presi dalla passione entrambi vi dimentichiate che prevenire è meglio che curare. Non c'è problema: adorabile pargolo --> doverose nozze felici --> e vissero tutti felici e contenti.

A volerla dire tutta la donna-romanzo è altrettanto poco credibile.

Se è una bacchettona con il tailleur e l’occhiale calato sul naso sarà per nascondere la pantera che c’è in lei.

Se deciderà di lasciarsi sopraffare dalla passione in un momento del tutto inaspettato sarà sicuramente depilata a puntino, mai un problema di mancata deforestazione, mai una situazione "oddio ho lasciato appositmente il pelo libero e felice per la ceretta della settimana prossima"

La sua pelle profumerà di rose anche se ha appena passato la giornata nel suddetto ranch con la suddetta mucca cacona.

La cosciona cellulitica non sarà mai vera cosciona cellulitica ma “femminili formosità”, curve da urlo, abbondanza che l’uomo-romanzo non potrà non adorare.

Non avrà mai i problemi della Marcuzzi prima di scoprire lo yogurt miracoloso.

Se in un momento di impulsività lei inviterà il fortunato a entrare in casa sua non ci saranno mai stendini in salotto, lettiere di gatti in mezzo ai maroni in corridoio, letti non rifatti con coperte kitsch a fantasie floreali, lenzuola spaiate e cuscino macchiato di rimmel. Non ci sarà mai l'armadio vuoto e l'intero contenuto riversato sul giaciglio perché stamattina “non sapevo cosa mettermi”.
Lei non avrà mai la mutanda di cotone ingrigita da una lavatrice sbagliata, e soprattutto GIAMMAI avrà il ciclo.

Le donne romanzo il ciclo non lo hanno mai, quantomeno non se nei paraggi c'è aria di broccolamento.
Cosa per’altro scientificamente errata, perché è letta che quella volta che trovi un uomo simil-romanzo c’avrai le tue cose.
e poi vaglielo a spiegare, che te lo spupazzeresti volentieri in tutti i modi e in tutti i luoghi e in tutti i laghi ma ops, c’è un problema tecnico.
Va a finire che mentre cerchi di tergiversare e trovare una scusa per rivederlo la settimana dopo, questo capisce male, crede che non ci sia trippa per gatti e arrivederci al secchio.


E allora facciamo un romanzo VERO:

Una sera in discoteca LUI la punta perchè per questioni puramente pratiche di vicinanza in pista, gli è capitata a tiro.
E' ubriaco perso e le luci sono basse, quindi non ha ben presente la sua faccia. Non capisce se l'alone scuro in testa è la ricrescita o solo un riflesso delle luci psichedeliche.
Poi la musica è alta quindi non è sicuro se si chiami Bea, Tea, o Lea. Nel dubbio la chiamerà tutta la sera "tesoro" o "principessa".
LEI è una ragazza normale, con una faccia normale e un culo normale, quello che hanno le donne reali, difficilmente scolpito nel marmo soprattutto dopo i 20-22 anni.
Presa dall'entusiasmo della serata e lusingata dalle attenzioni di LUI, accetta le sue avances. Che romantico a chiamarla "principessa"!
Siamo al momento fatidico del romanzo VERO.
Lui ci mette tutta la buona volontà ma al piano di sotto niente, sciopero generale, come a Malpensa.
Ai due non resta che farsi una pennica. Al risveglio lei lo guarda dormire con la bocca aperta e una mezza russata. E si chiede se ne valeva la pena.
Lui si sveglia e la vede per la prima volta, impietosa analisi senza trucco e parrucco, con l'occhio imbogolato e il capello spettinato.
Entrambi leggero mal di testa, fiatella alcolica e tanta voglia di essere altrove, in un altro romanzo.

E vissero tutti felici e contenti.


PS
In realtà avrei voluto parlare di Bolle che balla vestito solo della sua arte.
Rischiando di partire come un elicottero se l’elica prendeva velocità durante una piroetta.

Ma prima mi voglio guardare il video rubato dai telefonini.
Solo per dovere di cronaca, sia chiaro.

mercoledì 21 aprile 2010

Copperfield e Stregatti



Gli uomini che trovo sulla mia strada si possono distinguere principalmente in 2 categorie.
1) L’UOMO COPPERFIELD
2) L’UOMO STREGATTO
Varrebbe la pena che Piero Angela con il figliol Alberto ci facessero uno speciale Quark, Ulisse, Geo&Geo o Alle Falde del Kilimangiaro.
1) L’uomo Copperfield è l’uomo che sparisce con un barbatrucco come il mago Silvan. L’uomo Vanish, e la macchia svanisce. L’uomo che neanche i protagonisti di “Senza Traccia” riuscirebbero a scovare. L’uomo che anche Federica Sciarelli rinuncerebbe a cercare. È l’uomo che si da alla macchia, il maledetto.
Ho avuto a che fare con questa categoria che ero ancora una pischella, quindi questi erano pischelli ma già conoscevano l’arte dello scomparire meglio di Harry Potter.
Il primo era uno spirito ribelle, un vero duro che spatrucciava la sua arte sui muri di provincia e dintorni e mi scriveva letterine very sweet. Un artista incompreso dalla società. Un giorno ci vediamo, e il giorno dopo mi scrive un messaggio comunicandomi che è a Catania.
Così.
Mi sono incazzato e mi sono fatto un giro.
Alla fine sono solo 1.393 Km (info garantita Google maps).
Quisquilie
Col secondo è andata meglio: dato che avevamo parlato di quanto fosse da stronzi lasciare la propria tipa con un sms, lui nel dubbio l’sms non me l’ha mai mandato.
La vicenda viene ancora ricordata dalle mie amiche e compagne di squadra del tempo, è ormai indelebilmente scritta negli annali…
Improvvisamente non si hanno più notizie di ROMUALDO (nome di fantasia per salvaguardare la privacy dello sciagurato).
Dopo un po’ comincio a preoccuparmi, quindi mi decido e chiamo a casa. Risponde la sorella:
“ROMUALDO è un attimo uscito, è scappato il cane ed è andato a riprenderlo”
Bene. Sempre ammesso che il cane esistesse realmente, lui deve essere ancora lì che vaga per i viali con una scatola di crocchette chiamando il cane Pittichiu.
In fondo un po’ mi dispiace, pensa che vita di merda, 9 anni a fischiare come un mona per le strade sbattendo le crocchette a mo’ di maracas.
E intanto il cane è a Pechino con una bella Pechinese. Son cose che ti viene il magone al solo pensiero.
In realtà l’ho rivisto una sera in un locale, anni dopo la fuga canina, un po’ annebbiato dalla bibita. L’ho guardato e gli ho detto di chiamare la redazione, che Chi l’ha Visto ha ancora il suo fascicolo aperto.
La cosa veramente incredibile è che invece di farsi ‘sta risata, o almeno mettersi in un angolino per il suo minuto di vergogna, l’accalappiacani ha avuto ancora il coraggio di biascicare un “ti devo spiegare…”
Sì. Mi devi spiegare perché esisti, giovine inutile, qual è la tua utilità nell’ecosistema.
Perché non è che dici “ Sono giovani, cresceranno”
No, se sono così a 16 anni Dio solo sa come possono evolvere ora di arrivare ai 30…
2) La categoria che preferisco però è quella dell’UOMO STREGATTO.
L’uomo Stregatto scompare e ricompare senza una logica chiara, quando meno te lo aspetti, col sorriso sornione del grosso micio a strisce, come se niente fosse.
Nessuno lo caccia e nessuno lo richiama, fa tutto da solo.
È l’uomo nostalgico.
Il migliore scompare-ricompare a cicli di una ciclicità regolare quanto quella del ciclo mestruale quando prendi la pillola.
C’è chi ogni due anni colpito da crisi coniugale ricompare, e scompare quando trova una nuova fidanzata-perfezione-pubblicità-barilla.
C’è chi sembra cotto come una mela cotta e poi non risponde più manco ai messaggi buon Natale, salvo ricomparire con scuse più o meno credibili e più o meno strappalacrime.
C’è chi ti piglia giusto giusto nell’occhio di un ciclone ormonale, ma non avendo nozioni di carpenteria applicata non sa che il ferro va battuto finché è caldo e lo lascia inesorabilmente raffreddare, surgelare come un Polaretto.
Torna alla carica tronfio e ritronfio dopo un po’ e tu ormai dalla Monaca di Monza ti sei trasformata in Madre Teresa di Calcutta, la pace dei sensi.
Questi ominidi-stregatti andrebbero trattati come meritano, a porte in faccia, se non mi hai voluto prima non mi meriti neanche ora.
Ma un po’ perché il piatto piange, un po’ per il mio noto eccesso di diplomazia, un po’ perché l’uomo più è stronzo e più gli si corre dietro, così non è, e gli si da quindi la possibilità di ripresentarsi quando saranno colpiti da una nuova ondata di nostalgia-solitudine-bisognodiparlare-arrapamentooutofcontrol (più facilmente le prime tre nel mio caso specifico).

Ommini.
Non classificabile rimane naturalmente lo storico, colui che è al di fuori di ogni catalogazione e competizione, al di sopra di ogni insindacabile giudizio. Presenza costante alla luce del sole o nascosto nell’ombra, capace di sciogliere il famoso polaretto con uno sguardo.
Fuori competizione come gli ospiti a Sanremo.

giovedì 8 aprile 2010

Finally back to you



Mi viene da scrivere quando sono mediamente irritata.

Questo post l’ho iniziato la settimana scorsa, quando sono riuscita ad arrivare in ritardo pur iniziando alle 11.00.

Ma bisogna ammettere che quando tutte le circostanze ti sono sfavorevoli, quando una forza superiore rema contro di te, è inutile opporre resistenza. Infatti io l’ho presa con filosofia, a metà strada ho capito che non sarei mai arrivata in tempo, ho rallentato e alzato il volume mentre stonavo Minuetto facendo rivoltare Mia Martini nella tomba, ciondolando teatralmente la testa per sottolineare le strofe con più pathos.

Apro una parentesi per anticipare i vostri commenti polemici: ammetto che quando devo uscire di casa e sono in anticipo, immancabilmente mi rilasso, trovo qualcosa da fare, qualsiasi cosa, finché l’anticipo non si trasforma in ritardo.
Può essere il ritocco delle sopracciglia, una spremuta, la ricerca di una scartoffia in una montagna di scartoffie, il finale di un telefilm del menga che data la suspance creatasi non posso perdermi per niente al mondo.

Comunque stavolta non ero partita malissimo come orario. Di seguito il mio calvario mattutino:
Nell’ordine: scaltra come una faina, evito Via Vittorio Veneto e prendo la scorciatoia. Nella scorciatoia mi trovo davanti una camion rimorchio. Il camion rimorchio trova nella scorciatoia i primi lavori in corso, stringe la curva e si incastra. Operai imbizzarriti e pure la sottoscritta. Quando il camion rimorchio riesce a disincastrarsi dal cantiere, si dirige bello bello ad Agordo. Mussoi: lavori in corso, stop. Mas: lavori in corso, stop. Agordo, mercato settimanale in piazza, stop. Il camionista preso da un impeto di altruismo fa attraversare la strada a tutti i nonni e nonni-bis della valle agordina.


Cmq, sfogo a parte, il mio lungo silenzio non è giustificabile da mancanza di argomenti.
Avrei voluto parlare di Lapo Elkann che dalla sua seggiola ruba il pallone a Calderon decretando la vittoria dei Lakers sui Toronto Raptors. Scene che contribuiscono a nobilitare l’immagine degli italiani nel mondo. Mentre già parlano della “Mano de Dios” dei Lakers, lui si scusa dicendo che non se ne intende molto di Basket. Anche io non me ne intendo molto di musica, ma se vado ad un concerto degli U2 magari evito di staccare l’interruttore generale per attaccare il mio carica cellulare no Lapino?? Ce le andiamo a cercare santo cielo. Cmq avanti anche chi l’ha piazzato a un tiro di schioppo dal campo, dove poteva fare danni…la prossima volta magari facciamo una tribuna VIP in aaaalto giusto per evitare questi inconvenienti imbarazzanti??

Poi avrei voluto parlare della mia compagna di sventure lavorative, che gira all’ufficio la mail di Grillo sulla campagna per il boicottaggio di Esso e Shell e si vede arrivare come risposta “I miei genitori hanno un distributore della Esso”.

Non ha prezzo.

E avrei voluto parlare di Maradona che si fa mordere il labbro dal suo cane. E chi lo può biasimare, il cane intendo. Se vi si avvicinasse Maradona non reagireste così anche voi? E poi che stava a fa’, un limone duro con un rottweiler? Non c’è più limite ai viziosi, noi donne ordinarie non abbiamo nulla di nuovo da offrire a una generazione di uomini che cercano il brivido della trasgressione con altri fringuelli, donne dotate di accessorio, giovini di belle speranza che offrono i loro servigi a pagamento, poveri canidi indifesi (quasi).

A darmi ragione, ora in Spagna hanno fatto pure la Barbie Trans. A me Ken, con quella sua faccia da bravo ragazzo non me l’aveva mai raccontata giusta. Non per niente Barbie si sfonda sempre di shopping e si diletta in mille attività pur di non pensare alla sua deludente vita sessuale. Solidarietà femminile alla prorompente biondona, che secondo me per Ken ha le zinne che mettono soggezione e un visino troppo angelico.
Come direbbero in Spagna appunto, Todos cojeamos del mismo pie, tutto il mondo è paese.

E avrei voluto parlare del fatto che siccome i miei propositi di diventare big jim si sono sciolti al sole dei nuovi turni, e la palestra è ormai un miraggio lontano, ho deciso di mettermi a dieta.

La mia dieta consiste nel mangiare TUTTO quello che voglio entro le 10 di mattina, e poi limitarmi per il resto della giornata. Ovvero: sono consentite colazioni a base di lasagne al forno e patate fritte, ma non un cioccolatino dopo le 10. Mi sembra onesto ed equilibrato. Vi farò sapere il risultato finale. Quello che non è chiaro è DA quando fino alle 10 di mattina sia consentito lo strafogo. Perché se si considerano i rientri dalle serate di bagordi alle 5 come MATTINA, allora il fallimento è matematico.


Ultimo argomento del post, il piatto forte.

Degni di nota i miei pittoreschi esami clinici per controllare i difetti di fabbrica.

Non entro in dettaglio perché in fondo in fondo in fondo un briciolo di dignità ci terrei a mantenerlo.
Giusto una fregola, un ninìn… però la vita è fatta anche di questi argomenti tabù, aimè...

Episodio n1) Esame MOLTO imbarazzante a Verona. Vai e vieni di giovani infermiere per il reparto, io tranquillizzata dalla schiacciante superiorità numerica femminile.

Compare il classico infermiere neolaureato, moro, sui 25, carino, cartellina in mano e sorriso cortese.

Chi chiama a gran voce? La sottoscritta.

Olè.

Mia mamma che mi dice all’orecchio con fare cospiratorio: “è anche un bel ragazzo!” .

Appunto, per Dio, è un bel ragazzo.

Sarebbe un’ottima notizia se ci dovessi andare a prendere il caffè, ma dato che invece mi vedrà curve che nessuno mai prima, 9 metri di tubo budelloso ritorto mentre cerco di coprire le mie vergogne con un telo bianco in vita e i calzini a righe indosso, non è che esattamente faccia i salti di gioia.

Mi piacerebbe che con un bel ragazzo si facessero le cose per gradi, come si deve, che mi vedesse prima gli occhi dell’intestino crasso, sai com’è…

Che poi non mi dicano che per loro un paziente vale l’altro.

Non ci casco più da quando un vecchiaccio con il suo camice intonso ha deciso che il battito si misurava poggiando direttamente lo stetoscopio su un capezzolo.



Episodio n2) Secondo esame MOLTO imbarazzante, in provincia.
Arrivi e ti devi presentare a una reception a prova di legge sulla privacy.

Attorno allo sportello un semicerchio di seggiole affollate da gente annoiata, un’arena di spettatori con un’acustica che neanche alla Scala.

Tu ti avvicini più che puoi al vetro e sussurri: “avrei un appuntamento per una bldkjvhabzxdrdPIA

E speri che la segretaria non infierisca e non ti chieda di ripetere. Lei naturalmente è abituata all’ambiente e fa una caciara che neanche all’osteria.

Poi, quando ormai tutti i presenti ti conoscono meglio del tuo fidanzato, tua madre e il tuo medico curante insieme, per rispettare la tua privacy ti assegnano un codicino per essere chiamato.

Siccome io sono Mil lo sfigato, sono stata l’unica persona chiamata con nome e cognome, scandendo bene le sillabe, non si è capito il motivo.

Comunque quando mi hanno chiamato non ci ho più fatto caso: ormai erano passate due ore dall’ora dell’appuntamento, non mangiavo da un paio di giorni, ero irrequieta e stavo ormai scherzando sul fatto che forse avrei rifiutato la sedazione: fidarsi è bene, ma vista la posizione “di svantaggio”, non fidarsi del tutto è meglio.

La scena madre doveva ancora arrivare. Stesa sul lettino rigoroso fianco sinistro, offro il mio latoB alla scienza.

Mentre l’infermiera alza la siringa con la mia sedazione, entra una seconda infermiera, incazzata come una faina perché deve partecipare ad un corso e deve tenere i bambini. La prima infermiera abbassa la siringa, entra una terza infermiera e inizia un animato dibattito su chi debba o meno presenziare il suddetto corso. Io mi chiedo mentalmente se non possano rimandare la decisione di 10 fottuti minuti. Evidentemente no, perché esce la seconda infermiera che ha deciso che lei non si farà vedere, la terza si offre volontaria e se ne va, e la prima, quella della siringa, presa da un impeto di altruismo la segue FUORI dall’ambulatorio correndo e sventolando la mia agognata sedazione.
Io assisto al cabaret sempre stesa sul lettino rigoroso lato sinistro, con indosso dei fantastici pantaloni XXXXL verde-sala-operatoria con apertura circolare altezza chiappe e il braccio preparato sollevato, chiacchierando con il dottore del più e del meno, ormai quasi a mio agio in questo siparietto grottesco.

E mi dico che certe esperienze lasciano il segno… e io non posso non condividere con voi questo segno nel mio blog...



Un doveroso ringraziamento a mia sorella, che mi ha mandato a ‘fanculo sghignazzando almeno una decina di volte per visita.

Parenti serpenti.

martedì 2 marzo 2010

Chi ben inizia, non si chiama Mil



Settimana iniziata male. Malissimo anzi.
Intanto vorrei una gentile conferma della prima legge di Milhouse:
Più la macchina è piccola e buffa, più all’autista che ci sta dentro dovrebbero ritirare la patente.
Parla una nota al grande pubblico per la sua tranquillità, “andamento lento” mi chiamavano, caminando por la vida sin pausas pero sin prisa…
Ma quando è troppo è troppo. Puntualmente quando parti in ritardo trovi a 100m da casa una Panda, una 600, o peggio, una Twingo, e allora sai che devi abbandonare qualsiasi speranza di timbrare il maledetto cartellino in orario.
Io non dico di volere davanti Alonso, ma quando la lancetta sfiora costantemente i 45km/h bisogna cominciare a porsi delle domande. Dato che la furia omicida si mescola alla pietà per la persona alla guida, evito di attaccarmi al clacson. Ma questo comporta un crescendo di frustrazione, un climax di nevrosi, e non resta che imprecare in un monologo tanto inutile quanto colorito.
Mi chiedo, ma questa gente un occhio allo specchietto non lo da mai?? Perché se ti accorgi di avere dietro un trenino che neanche a capodanno quando parte Zarzuela, un biscione di automobilisti incazzati alle calcagna, una coda che sembri un casello autostradale nel weekend di ferragosto, ti verrà lo scrupolo di dare un’acceleratina.
Se l’acceleratina non la vuoi proprio dare hai due scelte:
1) Accosti, come i trattori educati.
2) Abbassi il finestrino e diffondi le note della suddetta Zarzuela. Se ti va bene la prendono con filosofia e arrivate in ufficio insieme, tutti cantando e sculettando sul sedile, come un’allegra comitiva. Ma alle 7 e mezza di mattina io non ci proverei.
Quindi, ordinaria nevrosi al volante, arrivo in ufficio e controllo la posta, per scoprire che i tutor dell’università mi hanno scritto all’alba di lunedì per dirmi che se mi mancano 3 fottuti crediti alla specialistica non ci entro neanche se sono raccomandata da Berlusconi con Ratzinger in copia conoscenza.
I love burocrazia italiana. Mi servono 15 crediti e mi fai gli esami da 12.
Chi è la mente malata che ha escogitato questa cosa? O un sadico o uno che non ha dimestichezza con la matematica e non ci ha fatto caso.
Comunque mi hanno rassicurato, posso sempre farmi un altro esamone da 12 crediti, così fa 24 e i restanti 9 li posso svendere al mercato delle pulci, o giocarli al super enalotto. Cari.
E hanno pure preso questa brutta abitudine di non firmarsi, come fa uno a incazzarsi con un astratto servizio di tutorato? Non sai neanche se declinare le insolenze al femminile o al maschile.
Si vede che hanno capito di essere sempre portatori di cattive notizie, ambasciatori di problemi, messia di sventure, e quindi hanno deciso di non rendersi più identificabili e rintracciabili. Mica scemi.
Comunque dicevo, il lunedì inizia così.
Prosegue con il capo cupo che mi fa perdere le staffe come raramente succede. In un modo che mi veniva voglia di testare sul suo zigomo sinistro l’efficacia di mesi e mesi di panca piana. In un modo che ho chiesto alle mie colleghe di farmi entrare nel suo acquario e chiudere la porta alle mie spalle, e di ignorare eventuali schizzi di sangue. In un modo che ho pensato di distribuire il mio curriculum vitae alle donne delle pulizie, alla signora Bruna che bagna le piante, all’uomo rugoso che raccoglie le cicche in giardino col punteruolo, e anche al signor Pison, capo supremo della mensa. Che poi sarebbe il mio habitat naturale, circondata da vitello tonnato, tagliata di manzo, patate fritte, crauti e Bigazzi che cucina i gatti in tecia.
Addio numeri, dati e fogli Excel, addio clienti che non capiscono i disegnini fatti a colori con le freccine e con le forbici arrotondate, come Muciaccia ad art Attack, e se Dio vuole di ungherese non ci sarà più nulla se non il salame, e almeno quello non proverà inutilmente a parlare inglese, santo cielo.
E pensare che la settimana scorsa era finita così bene…vittoria senza storia per il volley Codognè, un tre a zero che ha entusiasmato gli animi per il secondo posto sempre più consolidato, ma soprattutto perché bella vittoria = una settimana di pace .
Perché per inciso il risultato del post di sabato scorso, quello di Monfalcone, era stato un 3a1 sottotono che aveva fatto inalberare la russa all’ennesima potenza. Le povere squinzie al momento del saluto avevano la faccia buuuuiaaa, il capo chino, cilicio e frusta pronti per auto flagellarsi e lo sguardo colpevole di chi sa che la vittoria non basterà a risparmiargli la valangata di Mxxxx che gli si sta per riversare addosso…
Stavolta invece la serata è partita alla grande, tre punti e inaugurazione di una gigantografia che meriterebbe di essere pubblicata in questa sede, una foto creata con queste indicazioni dalla regia: “dovete bucare l’obiettivo, essere aggressive, affascinanti…siete donne prima che atlete”
Domanda:perché quando stiamo sollevando bilancieri pesantissimi sapendo che ci diventerà un collo come Silvester Stallone ci dicono che siamo atlete prima che donne?? Mah…sento puzza di intortamento.
A seguire cena leggera da atleta/modella-taglia-38-scarsa a base di cannelloni ripieni, crocchette di patate, doppia porzione di arrosto e Profitteroles annaffiati da fiumi di Coca Cola… e si parte in direzione Villa Foscarini, non senza aver litigato col bagagliaio della mia macchina che non aveva più intenzione di aprirsi dopo essersi inghiottito il borsone di Catte.
Perché in tutto ciò io ho provato a defilarmi, ma alla fine mi è pure toccato guidare, brutte vaccone!!
Quindi la festa è ufficialmente partita, e per non annoiarvi ulteriormente ne elencherò solo i punti salienti.

La scena parcheggio merita una menzione:
Catte: “parcheggiamo dentro che abbiamo il tavolo” Olè.
Primo passaggio davanti al parcheggiatore-sguardo-d-acciaio-bodyguard: contiamo sull’occhione languido di Anto, per poi scoprire che è l’unica terroncella che si tira indietro al primo “NO”, quasi chiedendo scusa per il disturbo.
Secondo passaggio davanti al medesimo parcheggiatore-sguardo-d-acciaio-bodyguard: ci deve provare la Catte ma il suo finestrino sul più bello non si abbassa, e il parcheggiatore-sguardo-d-acciaio-bodyguard rimane lì perplesso a guardare ‘ste cretine che boccheggiano con la faccia appiccicata al vetro, senza per’altro sentire una parola, per poi cacciarle in malo modo.
Tra un passaggio e l’altro abbiamo pure insultato un tipo che stava messo di traverso in mezzo alla strada, per poi scoprire che si era piantato con la sua bella A3 sbarluccicante nella melma. Ovviamente è stato totalmente ignorato, avevamo altro a cui pensare.

 Tentativo di usurpamento del preziosissimo tavolo in discoteca, e mancata rissa con le vecchie carampane lampadate del tavolo adiacente. È bastato che il capotreno sfilasse il suo delicato copri spalla a scoprire il bicipite da culturista per farle andare a sculettare altrove. Peccato, sarebbe stato divertente, e io avrei fatto lo smilzo che se ne sta in parte e aizza gli animi, che in una rissa come si deve non manca mai.

 Havana7-cocacola-balli-selvaggi-foto-cretine-di-rito-fidanzati-che-osservano-con-aria-affranta/impotente/imbarazzata-le-fidanzate-sotto-effetto-fumi-dell’havana7

 Tentativo di scassinamento bagagliaio ore 5.00 circa per recuperare il borsone di
Catte

 Momentanea perdita dell’orientamento in giardino di casa privata, ore 5.15 circa. Scoperta coppia di gatti in fase Copulatio, Piera-Sisi-Angela sotto una finestra di sconosciuti all’alba per filmare l’intero amplesso. Tutto per amore della scienza, ovvio.

 Arrivo in appartamento e momento saliente della nottata: una a caso sbaglia pulsante e invece di accendere la luce suona un campanello. NO WORDS. Esatto, come gli adolescenti (in genere maschi).
Minuto di vergogna.

Avvicinarsi ai trenta e non sentirli, care le mie amichette.

lunedì 22 febbraio 2010

Era meglio Mercuzio



Se mi vedete persa in un mondo parallelo, l’occhio sognante/ebete, è tutta colpa di Shakespeare.
Ieri sera ho visto Romeo e Giulietta e questa mattina mi sembrava tutto così poco romantico…poi entrando in ufficio ho intravisto questa camiciola col frufru su colletto e maniche e per un attimo ho pensato di essere ancora tra Montecchi e Capuleti.
Invece era solo il pessimo gusto di una siora giovanile qui alla scrivania di fronte…cocente delusione.
Insomma attendevo questo appuntamento a teatro da una vita. Per avere compagnia ho provato a convincere nell’ordine:
-Mio fratello. 18 anni, incastrato a suo tempo dalla morosa a vedere “Amore14” e ancora deriso per questo. Speravo di non essere da meno della sbarbata. Mi sbagliavo.
-Il mio ex fidanzato. Che come picco di romanticismo mi ha propinato la seguente risposta: “Se vai con un uomo vengo io, se no ti lascio andare” . SO SWEET
-Mia madre. Sarebbe venuta più che altro per pietà, ma "quel finale…" Confermo, il finale fa un po’ incazzare, ma al massimo usciamo 5 minuti prima no?
-Delle persone a caso incontrate qua e là negli ultimi giorni, con la tecnica del “Gettiamo l’amo nel mucchio, qualcosa pescheremo santo cielo!!”
Alla fine, chi mi ama mi segua, sono partita in solitario.
Meglio, mi concentro di più sullo spettacolo e ho lo spazio per un’ introspezione profonda dei miei sentimenti più reconditi. Mandria di superficialoni dei miei calzini.
Poi mentre vagavo per le vie del centro ho incontrato Polly. Come nel film con Jennifer Anniston, alla fine è arrivata Polly.
Polly in questo momento condivide i miei sentimenti contrastanti nei confronti dell’universo maschile.
E mi aveva confessato che questo spettacolo poteva suscitare il lei due reazioni: o si metteva a piagnucolare, oppure partiva con la furia di un All-Black durante il Ka Mate, e picchiava Romeo con un bastone.
Era pure in platea comoda comoda vicino al corridoio.
Io naturalmente ho consigliato la seconda soluzione, sia per una sua soddisfazione personale, sia perché così risolveva il mio problema col finale, lo movimentava un po’, mi facevo sta risata…
Invece di far dire a Romeo “Con questo bacio, io muoio” , Polly sentenziava “con questa randellata, io ti accoppo”. E giù applausi.
Invece niente, tutto si è svolto da copione. Non mi sono soffiata il naso sul collo di pelliccia della signora alla mia sinistra, e non ho cercato conforto sulla spalla del nonno alla mia destra.
Sono rimasta incantata come Giulia davanti ai Teletubbies, come gli uomini italiani davanti allo spogliarello di Dita Von Teese a Sanremo, come Ciccio davanti alla torta di Nonna Papera.
Che dire, Shakespeare era un genio, avrei voluto conoscerlo. E pure gli attori sul palco meritavano. Eccezionali.
Solo una cosa mi ha lasciato perplessa: Romeo.
E dici poco, direte voi!
Romeo è stato una delusione.
Non in quanto attore, per carità. Ma aveva un che…come dire…di poco virile, ecco. Una “S” sibilata che mi ricordava la tipa della camiciola coi frufru. Che ti chiedevi cosa mai ci avrà trovato Giulietta.
E poi giù ogni 2 minuti a piangersi addosso, sigh, sob, strasob, me misero me tapino. O, I am fortune's fool.
Ma scusa, prima fai il gradasso, il figo della situazione, c’è più pericolo nei tuoi occhi che in cento delle loro spade, e poi frigni dal frate col moccolo al naso invece di prendere la tua bella e portartela via? (Per approfondire l'argomento, rimando a micropalla.)
Niente a che vedere con quel pezzo di Tebaldo. E poi si sa, non c’è niente di più divino che spaparazzarsi il cugino.
E anche il buon Paride aveva il suo fascino, pantalone di pelle a parte.
E invece no, lei si ingrugna su quello sfigato di Romeo perché sei tu Romeo…non un piede, non una mano, non un braccio…solo un nome…
Ma ti pare il caso di fare tanto la difficile?? Un po’ di rispetto per le zitelle del pubblico che si sarebbero accontentate senza far tante storie!
Da donna a donna, in tutta onestà, cara la mia Juliet, il migliore era Mercuzio.
E’ riuscito a tenersi stretta la sua virilità anche con la canotta nera a costine…e non è da tutti.

"Arise, fair sun, and kill the envious moon
Who is already sick and pale with grief
That thou her maid art far more fair than she.”

“There lies more peril in thine eye
Than twenty of their swords! Look thou but sweet,
And I am proof against their enmity.”


“A thousand times good night!”

sabato 20 febbraio 2010

Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a bloggare


Un post tutto speciale! in diretta dagli spalti di Monfalcone, temperatura tropicale, musichetta retrò, e qui sotto tutto un ruotamento, ruotano spalle, ginocchia, ruotano anche le anche (se vi vede Sergiño siete finite)
Ancora non ruotano gli amenicoli ma è solo questione di minuti...tra un po' sarete in campo e non importa quanto forte tiriate, gli amencoli ad un certo punto girano sempre, è la regola di ogni partita.
Cmq questi tipi da spiaggia quando vanno a giocare a Montecchio li voglio vedere...dal Kenya alla Groenlandia senza passare dal via...
Donzelle quanto mi mancate!
Mi mancano i -Porca vaccona- di Margie, gli avambracci prensili di Catte, le domande di Claudietta, Giorgina alla guida, Anto che piuttosto che parli meglio che rida, Sisi che mi fa inseguire un'auto di sconosciuti, le battute di Saretti (ok, forse quelle no, fetentissima Saretti in battuta!!), Lili che urla in faccia all'avversario, la mano-paletta di Ile, l'imperturbabilità di Vale, i tuffi in planata con botto finale di Evunz...
E per vedervi sculettare ho pure dovuto pagare il bigliettoooo!!!Capito??
Poi dite che non vi voglio bene! La signora bigliettara si è abbarbicata sugli spalti pur di incassare 'sti fottuti 4 Euro, è proprio la crisi, altro chè! Ma dico, risparmiare un po' sul riscaldamento no?? Razza di produttori di gas-serra??
Per un attimo ho pensato di assumere l'espressione della foto di squadra, mento alto e petto in fuori, e dirle "Lei non sa chi sono io".
Ma forse non ci avrei fatto proprio 'sto figurone.
Cmq da quando non gioco più mi sono ripromessa di dedicarmi alla palestra full time. Per evitare di diventare una sfera in vista della prova costume.
Quindi vorrei essere Big Jim entro l'estate.
Il fatto è che già ho qualche problema col quadricipite femorale da calciatore...succede che poi il jeans non ti si muove più sulla coscia...dove lo metti sta, una seconda pelle...e invece cala in vita, ma siccome non si muove dalla coscia l'effetto è pantalone-aderente-cavallo-basso-stile-rapper.
Nuove tendenze e la risacca portapannolone sul culo è già un must, provare per credere.
Bene, il primo giorno di ritorno in palestra da -non-pallavolista- sono entrata con l'idea di fare 15 minuti di pesi in tranquillità e poi godermene almeno trenta di doccia bollente.
La doccia è l'attrattiva maggiore di tutta la struttura. E' fantastica, e soprattutto sei consapevole che tutta l'acqua calda che consumi la paga l'azienda.
Sono soddisfazioni mica da poco.
Ebbene, mi hanno incastrato in una lezione di spinning.
Avete presente? praticamente una lezione di cyclette, ma molto, MOLTO più fashion.
Tra l'altro non so se esiste attività più faticosa dello spinning.
L'avevo fatto in Spagna e avevo avuto la brillante idea di salire in sella con Chocolate con Churros nello stomaco. (Per i non addetti ai lavori: cioccolata calda in cui intingi una sorta di frittella lunga e zigrinata, la qualità del churro si misura rigorosamente in base al livello di unto)
Dopo 2 giri di pedale ero verde, tanto che l'istruttore (rigorosamente biondo tinto, depilato, lampadato e gay)era venuto a controllare se ero impagliata sulla bicicletta come un gufo sul trespolo o se andava tutto bene.
Bene, stavolta non è andata molto meglio. Eravamo ben in tre più l'istruttrice. dopo 10 minuti la prima ha mollato, ed è tornata solo per pulire la bici, saggia donna.
Siccome l'altra sembrava l'antisport per eccellenza,io dall'alto del mio status di pallavolista super-professional NON potevo permettermi di fare meno di lei.
Quindi sorriso di circostanza stampato ed espressione indifferente, ho pedalato soffrendo come non mai fino all'ultimo secondo. Non si molla cari miei, a costo di camminare il giorno dopo con due gambe di legno!!

Ora però torniamo a noi...l'atmosfera su surriscalda (ancoraaa???), gli ultimi attacchi, tra 2 minuti il fischio d'inizio!!
E siccome ho pure pagato il biglietto stacco tutto e mi concentro!! :)
VAI RAGAAAAAA!!! NON FATEMI AGITARE LA RUSSA CHE POI HO GLI INCUBI NOTTURNI!!!

Fooorzaaa ragazze alè alèèèè...forza ragazze alèèè alèèèè....
Vai Lissssaaaa!!!

lunedì 15 febbraio 2010

Se la vita ti sorride, ha una paresi


Porca vaccona.
Come direbbe il capitano mio capitano “Porca di quella vaccona”.
Sono uno sfigato. Al maschile.
Due volte nelle mia carriera aziendale ho lasciato la macchina in divieto di sosta: 2 multe. Vuol dire il 100%.
La prima è stata il secondo giorno di lavoro, ero ancora una stagista di belle speranze, e sono stata battezzata così. Dovevo capire che era un segno di malaugurio.
Stavolta però ho la coscienza pulita: ho cercato invano un parcheggio legale con impegno e dedizione, che poi per uscire da quell’intrico di vetture posteggiate in 4’ fila devi cimentarti in manovre millimetriche, inizi la giornata già nevrotica e con l’ascella pezzata…
Uno lavora un giorno per pagarsi la multa per essere andato a lavorare. Mi sfugge il senso di tutto ciò.
E sono sicura che è stata una donna. Una vigilessa frustrata di mezza età, ne sono certa, se la coglievo in flagrante le facevo ingoiare il blocchetto completo di bic.
E scusate l’incitazione alla violenza.
Detto ciò stavolta non mi voglio soffermare sulle mie disavventure, ma mi limiterò a narrare le gesta di un’altra protagonista del mio ufficio, in qualità di testimone oculare/confidente. Non ti preoccupare, con me le tue figure di merda sono al sicuro! Le metto solo in rete dove sono potenzialmente leggibili da tutto il mondo alfabetizzato.
La suddetta è già una sfigata solo per il fatto di essere finita qui nonostante sia originaria della ridente marca. Dico, io ci sono nata, pazienza, ma tu te la sei proprio cercata…poi ti lamenti se il capo ti suggerisce di mettere le catene da scarpa per venire a lavorare…stella mia, qui così funziona! Ho pure visto una vecchietta con le catene da scarpa, che andava a fare la spesa in piazza…che tenerezza!
Senza le catene da scarpa sei completamente OUT. O comunque rischi certe evoluzioni sul ghiaccio che neanche Carolina a Vancouver.
Poi ha trovato alloggio presso l’appartamento di una dolcissima vecchina…che le entra in casa a tradimento rubandole i biscotti.
Storico è stato il rinvenimento di materia organica non meglio definita nel portaombrelli fuori dalla porta…le ipotesi sulla sua natura e su come sia arrivata fin lì si sono sprecate…sarà un gatto? Impossibile, la porta è sempre chiusa…ci piace immaginare che giunta davanti alla porta, la padrona di casa non riuscisse proprio più a trattenersi…una scena epica…
Ma le ultime due puntate della saga sono davvero le migliori…l’altro giorno noto un’ improvvisa agitazione provenire dalla sua scrivania, e lei che mi dice “Ho sciolto il telefonoo”.
Io temo un altro guasto del suo super I-Phone (dopo l’ultima caduta libera fatta passare per difetto di fabbrica )
Invece mi avvicino e trovo un telefono appena uscito da un quadro di Dalì…avete presente gli orologi liquidi? Informi e inquietanti? Ecco, il fisso aziendale era ridotto così da un’ apparentemente innocua stufetta elettrica.
Esanime, curvilineo, con lo schermo ko e la schedina verde (che tecnicamente si chiama schedina verde) che sbucava impertinente da un lato. Kaputt. E grasse risate.
Seguite da miserrimi tentativi di insabbiamento dell’accaduto, perché “Insabbiare” è la parola d’ordine di qualsiasi impiegato che si rispetti, è la prima cosa che si impara quando si viene iniziati al mondo del lavoro.
L’oggetto del misfatto è stato occultato in un armadio ed è stato prontamente sostituito con un altro uguale rubato qualche scrivania più in là. È stato riesumato solo per le fotografie di rito, ma l’opera di insabbiamento non ha avuto successo perché l’ilarità generale e la folla di curiosi (che si raduna sempre puntuale attorno a una tragedia) ha attirato l’attenzione del big capo. Che era l’unico che non rideva affatto, ed è tornato cupo, ma cuuuuuuupo ed in religioso silenzio nel suo ufficio…
Non contenta di aver fatto incupire il boss, lo sketch seguente si svolge appena un paio di giorni dopo:
Protagonista X e goliardico collega si incontrano in bagno (luogo di arricchimento sociale per eccellenza).
Lei a lui: “Sei sempre così sorridente, ma non ti fa mai incazzare nessuno?”
Lui a lei: “Si, ma sono un tipo allegro…oppure sarà merito della fantastica canna che mi sono appena fumato in bagno!”
Inizia il più classico degli scambi di - mah, non si offre??- -la prossima volta ti chiamo!- -sì sì, la prossima volta chiamami!-
Si apre la porta di uno dei bagni (rigorosamente open space).
Cala il silenzio.
Esce il capo.
“Ciao” Imbarazzato
“Ciao” Incupito (eh lo so, sono monotona, ma è la parola che meglio definisce quella particolare espressione con broncio, ruga sulla fronte, capo chino e sguardo severo)
Addio immagine di brava ragazza. Reputazione pazientemente costruita giorno dopo giorno che si sgretola così, in un istante.
Per fortuna che ci sei tu che mi allieti le giornate con queste figure di merda. Love u!
Comunque vorrei fare un discorsetto al genio che ha progettato quei bagni…antibagno unico con i lavandini, e 4 porte ALTERNATE uomini-donne, aperte sopra e sotto per garantire che non esista un briciolo di privacy. E non è carino.
A me sinceramente da un certo fastidio che lo sconosciuto che incrocio sempre in corridoio stia ad origliare durata, pressione e quantità della mia pipì. Permettetemelo, è sempre stata una mia fissazione.
E non è semplice dalla tipica posizione sospesa, con i quadricipiti femorali in tensione, cercare la giusta traiettoria per non colpire direttamente il centro della tazza ma prendere di striscio la parete in modo da non ottenere l’effetto sonoro cascata-delle-Marmore, ma un fruscio più dicreto.
Un giorno ho avuto la sfiga di entrare nello stesso medesimo istante del mio super capo. (Non quello cupo, quello più capo del capo cupo)
Dato che non avevo ormai modo di deviare verso un’altra direzione, o fingere di dovermi lavare i denti visto che stavo giusto andando a pranzo, siamo entrati simultaneamente, fianco a fianco.
Col sorriso di circostanza, una tristezza.
Solo una mezza parete di materiale altamente-NON-insonorizzato ci separava.
Ora dimmi io come posso calare la bragozza per fare la wippi, quando mi immagino questo che origlia 5 cm più in là, e poi magari uscire fischiettando con nonchalance e con lo stesso sorriso di circostanza di quando sono entrata…non s’ha da fare…
Quindi sono rimasta in attesa di sentire la sua di wippi, finalmente lo sciacquone e la porta che si chiudeva…
…niente…
…niente…
Insomma, secondo me eravamo entrambi appoggiati al muro con l’orecchio teso.
Morale della favola: sciacquone fittizio e fuga verso la mensa portandomi a zonzo la mia bella vescica piena zeppa e, beffa delle beffe con le mie colleghe che mi insultavano per averci messo un’eternità.
Un’idea da giovane imprenditrice: silenziatore per patonza.
Sarà un successo.


Nb: si ringrazia la trevigiana per essere fonte inesauribile di ispirazione, di cazzate, di titoli, e di tutto ciò che nella vita lavorativa sembra inutile, ma invece ti fa sopravvivere in questa jungla quotidiana!

venerdì 22 gennaio 2010

Due grossi problemi


Attenzione micropalle all'ascolto, il tema di oggi per voi è troppo scottante...si parla di zinne. Si consiglia la lettura al solo pubblico adulto.
Mi sento in dovere di spezzare una lancia in favore delle superzinne, voglio essere la voce di quelle donne che mamma le ha fatte con due grossi problemi, e nessuno prova per loro un po' di comprensione, di empatia...
Perchè a lamentarsi e a trovare conforto sono sempre quelle col problema opposto, le minizinne/absentzinne.
Che generalmente almeno una volta nelle vita dicono la fatidica frase di autoconvincimento-acidità-anti-superzinna del tipo “beh, le mie quando sarò vecchia staranno su, quelle grosse arriveranno alle ginocchia”
Grazie tante, ti credo che per due smarties è più semplice resistere alla forza di gravità rispetto a due meloni. Cribbio. Non è necessaro essere ferrati in elettrodinamica quantistica per fare questi ragionamenti del menga.
Comunque tornando alla mia linea difensiva, le zinne, che sembrano ad alcuni un dono quasi divino, un passepartout per avere successo con gli uomini e nella vita in generale, comportano in realtà alcuni grossi svantaggi, che vi elencherò di seguito
1)Non è vero che aiutano ad accalappiarsi l'omo...occhio alla frase del secolo, reale, giuro, anche se non pronunciatami direttamente in faccia (suerte va la'!!)
“mettono soggezione”.
Prego??mettono soggezione???ma dico, dovrebbero mettere un sacco di altre cose, ma non soggezione! Un professore mette soggezione, un capo, un genitore severo, le zinne non interrogano, non licenziano e non ti spediscono in punizione, perchè mai dovrebbero mettere soggezione?? cioè, spiegami, signor micropalla numero mille, dai loro del Lei? Chiedi il permesso di sbirciare in carta bollata??
2)Durante la prova bilancia nessuno considera mai il peso specifico delle zinne.
Fatto sbagliatissimo perchè per par condicio andrebbero tolti un paio di kili per zinna, a spanne.
3)Quando indossi uno di quei fantastici costumini a triangolo l'effetto è quello di un paio di tiranti che sostengono a fatica tutta l'impalcatura lì sotto, e ti ritrovi col collo seghettato dallo spago, che sulla pelle generalmente ustionata è un piacere.
4)Se ti dimentichi il reggipergole sportivo e ti azzardi lo stesso a fare allenamento sei una donna finita. Un paio d'ore di sballonzolamento di zinne, tutto un saltellare di qua e di la, libere e felici, che fai quasi fatica a tenere il ritmo della corsa per colpa del contraccolpo fuori tempo; episodi tellurici e rivoluzioni terrestri. Ve lo sconsiglio.
5)Facendo due conti, alla fine della tua vita di donna hai speso un sacco in più delle microzinne:
più superficie → più crema corpo→ le creme costano una cifra → le zinne costano un tot al centimetro quadrato.
6)Quando prendi il sole in spiaggia a pancia in giù, devi prima creare due postazioni su misura nella sabbia, tipo la pista per le biglie, però per le bocce. Se no si schiacciano come due piadine. Ho recentemente scoperto che in questo potremmo contare sulla solidarietà maschile, anche loro infatti usano crearsi un ripostiglio per riporre il ninnolo quando si vogliono abbronzare la schiena.
7)Sono ingrombanti e poco gestibili. Occhio a questo episodio perchè con questo ho vinto il premio cazzara dell'anno nel mio ufficio... io non ho un rapporto esattamente idilliaco con le tecnologie, nonostante il mio lavoro abbia un nome molto molto fico e molto molto IT-experienced. Dunque qualche giorno fa notavo che il mio PC si comportava in modo piuttosto bizzarro. Io scorrevo la pagina col mouse verso l'alto e la pagina mi scendeva velocissimamente dalla parte opposta, impazzita. Poi a volte rotolavo la rotella del mouse (è proprio il tecnicismo per questa operazione) e invece di spostarmi nella pagina mi si zoomava tutto al 100.000% di grandezza. Insomma un PC con vita propria. Stavo giusto alzando la cornetta per chiamare un tecnico a risolvere l'evidente guasto, quando nello sporgermi in avanti ho avuto un'illuminazione....sarebbe stato piuttosto imbarazzante se il tecnico mi avesse spiegato che il pc non aveva vita propria, bensì erano le mie zinne a comandarlo: mi avvicinavo allo schermo per scrutarlo face to face?? le due impertinenti schiacciavano la barra spaziatrice e giù la pagina a velocità supersonica. Mi posizionavo su un fianco come Lilli Gruber dei tempi d'oro?? ecco che la zinna sinistra attivava il Ctrl. Di buono c'è che ho scoperto che Ctrl+rotella del mouse funge da zoom. Non si finisce mai di imparare.



Ho deciso che ci sarà abbondante materiale per un TO BE CONTINUED...e spero anche che finisca con un -e vissero tutte felici e contente-

Mi concedo un ultima profonda riflessione: avete visto la Iena delle Iene che è andata a toccare il pacco di Beckham per saggiarne la consistenza, per controllare se per Armani ha fatto pubblicità ingannevole??
Bene, ho scoperto cosa voglio fare da grande: farò la iena.
È che col culo che ho appena mi assumono faranno un servizio sul pacco di Brunetta, magari per controllare se è un fannullone.

mercoledì 13 gennaio 2010

Micropalle


Eccolo!
È lui, il post più atteso dal mio folto pubblico, lo sento che siete li a scalpitare …
Che poi non capisco perché tutta questa anticipazione, insomma, ormai sul tema micropalle mi sono profusa in ampie discussioni, lagnose lamentele, incazzatissime incazzature, indignate constatazioni e falliti tentativi di comprensione del fenomeno, oltre che a ancor più falliti tentativi di arginarlo, questo fenomeno.
Ma la micropalla dilaga senza freni, suina e aviaria gli fanno un baffo, non c’è vaccino né mascherina che tenga. Sono giunta a una conclusione: la micropallaggine è incurabile. Almeno da me.
Si tratta per chi se lo stesse chiedendo, di quella sindrome che colpisce il post-adolescente-pre-uomo-fatto-e-finito, nella fase in cui dovrebbe essere tutto uno tsunami di ormoni, e lo rende un rammolito, che in confronto Sampei con la sua canna da pesca aveva una carica erotica esagerata.
Due prugne della California, due litchis al posto degli attributi.
Non ci sono più gli uomini di una volta.
E non è un luogo comune, è una tesi con una sua logica: se gli uomini fossero sempre stati così, la specie si sarebbe estinta da un po’.
Ma dov’è finito l’uomo che non doveva chiedere mai, l’Egoiste che faceva sbattere le imposte a decine di donne incazzate, o almeno il macho macho man dei Village People??
E invece no, loro sono timidi, sensibili, eticamente corretti e attenti a non urtare gli altrui sentimenti.
Ma io dico:
Ti ho mai chiesto di amarmi e onorarmi fino alla fine dei nostri giorni?
Ti ho mai chiesto di rispettare i miei sentimenti, sempre ammesso che i sentimenti siano coinvolti in questa specifica faccenda??
Non si è proprio mai presentata nel tuo complessato cervellino l’idea che magari mi vanno solo quattro salti in padella, cambiando la location???
Usami, straziami, strappami l’anima come vuole Giuliano, oppure per essere meno poetici usami e gettami come i sacchetti dell’umido, il messaggio mi sembra efficace.
Capisco, l’uomo che non deve chiedere mai è un’idea un po’ retrò, ma anche quello che chiede permesso non è che entusiasmi…
Va bene l’emancipazione ma un minimo di iniziativa non la buttiamo via…anche perché se aspettate me, fioi bei, stiamo freschi…ho visto gente invecchiare nell’attesa…e non è che ci si conservi belle e pimpanti in eterno, poi cominciano i primi cedimenti strutturali, e conseguentemente psicologici, ed è tutta un’altra storia…
L’alternativa è rinunciare all’idea dell’uomo che ti prende e ti porta via, e aggredire il fortunato micro palla di turno con tutta la propria sfrontata femminilità. Insomma, schiaffargliela in faccia, marketing diretto.
Chissà se al CEPU fanno dei corsi accelerati.
Oppure potrei chiedere alla mia esima collega come minchia fa ad avere sempre successo. Perché se ne punto uno io, state pur certi che questo crede che madre natura gli ha piazzato quella cosina tanto simpatica come accessorio puramente estetico, così, un ninnolo perché gli avanzava del materiale, come quando fai la crostata e siccome ti avanza della pasta brisè aggiungi la decorazione floreale. Fosse poi carino come una rosa di pasta brisè...Se fosse quello lo scopo chi l’ha progettato avrebbe scelto un design differente, permettete l’osservazione…
Funziona così: se una ha un appuntamento, o qualcosa di vagamente simile, la mattina dopo quando entra in ufficio viene seguita passo passo dalla porta alla scrivania da 4 paia di occhi maliziosi. Poi si siede con nonchalance e i suddetti occhi maliziosi, la circondano fissandola con insistenza fino alla confessione. Non si scappa.
Bene, io entro e posso generalmente raccontare di bidoni motivati da scuse improbabili, lunghissime chiacchierate al chiaro di luna, sessioni di psicoterapia di coppia ove naturalmente io non sono mai una delle 2 parti interessate. Queste ultime sono le mie preferite.
Vanno per la maggiore e sto pensando di investire in un lettino per poter finalmente pronunciare il fichissimo “si stenda e mi parli dei suoi problemi”. Magari poi chiedo anche la parcella, così almeno arrotondo un po’ se non altro.
La mia esima collega come accennavo, bene, lei entra, ripone il suo cappotto, e la sua faccia parla già da sé. Sorriso sornione che non ha bisogno di sottotitoli.
Per non parlare di quando oltre al sorriso sornione lamenta pure una stanchezza indicibile, e un mal di schiena sospetto…
Anch’io ho mal di schiena, ma credo sia colpa dei pesi dell’allenamento di ieri…che soddisfazione....che poi il risultato è eccezionale: puntuale il mal di schiena, ma dei muscoli nemmeno l’ombra, mezza sega forever, un successo.

Insomma, questo tema è una fonte inesauribile di riflessioni ed aneddoti, meglio lasciarne un po’ per i prossimi post, se la mia pigrizia non vincerà sulla mia geniale creatività.

Quindi, in conclusione:
Se non me lo vuoi proprio dare, rispetto la tua decisione se
1) Mi schifi (ma comunque ci sono dei cessi che trombano come ricci, non c’è giustizia, per dio!)
2) Sei gay. Dichiarato o non. Per chi non avesse il coraggio di dichiararlo ufficialmente, mi prendo io l’onere e l’onore e faccio volentieri un comunicato stampa. Magari uno è timido e non lo vuole ammettere. Ma non è mica un problema. Hai capito? Se vuoi lo dichiaro io a tutti ufficialmente che la patonza non fa per te!
L’importante, per usare un francesismo, è non riempirmi il culo di luganeghe. Perché se andiamo avanti così altro che luganeghe, non ci sta neanche più un salamino beretta. Thanks.

PS: mi scuso con i lettori più sensibili e/o forbiti per le espressioni colorite di questo post. Ma certi argomenti non rendono se no… 