lunedì 22 febbraio 2010

Era meglio Mercuzio



Se mi vedete persa in un mondo parallelo, l’occhio sognante/ebete, è tutta colpa di Shakespeare.
Ieri sera ho visto Romeo e Giulietta e questa mattina mi sembrava tutto così poco romantico…poi entrando in ufficio ho intravisto questa camiciola col frufru su colletto e maniche e per un attimo ho pensato di essere ancora tra Montecchi e Capuleti.
Invece era solo il pessimo gusto di una siora giovanile qui alla scrivania di fronte…cocente delusione.
Insomma attendevo questo appuntamento a teatro da una vita. Per avere compagnia ho provato a convincere nell’ordine:
-Mio fratello. 18 anni, incastrato a suo tempo dalla morosa a vedere “Amore14” e ancora deriso per questo. Speravo di non essere da meno della sbarbata. Mi sbagliavo.
-Il mio ex fidanzato. Che come picco di romanticismo mi ha propinato la seguente risposta: “Se vai con un uomo vengo io, se no ti lascio andare” . SO SWEET
-Mia madre. Sarebbe venuta più che altro per pietà, ma "quel finale…" Confermo, il finale fa un po’ incazzare, ma al massimo usciamo 5 minuti prima no?
-Delle persone a caso incontrate qua e là negli ultimi giorni, con la tecnica del “Gettiamo l’amo nel mucchio, qualcosa pescheremo santo cielo!!”
Alla fine, chi mi ama mi segua, sono partita in solitario.
Meglio, mi concentro di più sullo spettacolo e ho lo spazio per un’ introspezione profonda dei miei sentimenti più reconditi. Mandria di superficialoni dei miei calzini.
Poi mentre vagavo per le vie del centro ho incontrato Polly. Come nel film con Jennifer Anniston, alla fine è arrivata Polly.
Polly in questo momento condivide i miei sentimenti contrastanti nei confronti dell’universo maschile.
E mi aveva confessato che questo spettacolo poteva suscitare il lei due reazioni: o si metteva a piagnucolare, oppure partiva con la furia di un All-Black durante il Ka Mate, e picchiava Romeo con un bastone.
Era pure in platea comoda comoda vicino al corridoio.
Io naturalmente ho consigliato la seconda soluzione, sia per una sua soddisfazione personale, sia perché così risolveva il mio problema col finale, lo movimentava un po’, mi facevo sta risata…
Invece di far dire a Romeo “Con questo bacio, io muoio” , Polly sentenziava “con questa randellata, io ti accoppo”. E giù applausi.
Invece niente, tutto si è svolto da copione. Non mi sono soffiata il naso sul collo di pelliccia della signora alla mia sinistra, e non ho cercato conforto sulla spalla del nonno alla mia destra.
Sono rimasta incantata come Giulia davanti ai Teletubbies, come gli uomini italiani davanti allo spogliarello di Dita Von Teese a Sanremo, come Ciccio davanti alla torta di Nonna Papera.
Che dire, Shakespeare era un genio, avrei voluto conoscerlo. E pure gli attori sul palco meritavano. Eccezionali.
Solo una cosa mi ha lasciato perplessa: Romeo.
E dici poco, direte voi!
Romeo è stato una delusione.
Non in quanto attore, per carità. Ma aveva un che…come dire…di poco virile, ecco. Una “S” sibilata che mi ricordava la tipa della camiciola coi frufru. Che ti chiedevi cosa mai ci avrà trovato Giulietta.
E poi giù ogni 2 minuti a piangersi addosso, sigh, sob, strasob, me misero me tapino. O, I am fortune's fool.
Ma scusa, prima fai il gradasso, il figo della situazione, c’è più pericolo nei tuoi occhi che in cento delle loro spade, e poi frigni dal frate col moccolo al naso invece di prendere la tua bella e portartela via? (Per approfondire l'argomento, rimando a micropalla.)
Niente a che vedere con quel pezzo di Tebaldo. E poi si sa, non c’è niente di più divino che spaparazzarsi il cugino.
E anche il buon Paride aveva il suo fascino, pantalone di pelle a parte.
E invece no, lei si ingrugna su quello sfigato di Romeo perché sei tu Romeo…non un piede, non una mano, non un braccio…solo un nome…
Ma ti pare il caso di fare tanto la difficile?? Un po’ di rispetto per le zitelle del pubblico che si sarebbero accontentate senza far tante storie!
Da donna a donna, in tutta onestà, cara la mia Juliet, il migliore era Mercuzio.
E’ riuscito a tenersi stretta la sua virilità anche con la canotta nera a costine…e non è da tutti.

"Arise, fair sun, and kill the envious moon
Who is already sick and pale with grief
That thou her maid art far more fair than she.”

“There lies more peril in thine eye
Than twenty of their swords! Look thou but sweet,
And I am proof against their enmity.”


“A thousand times good night!”

sabato 20 febbraio 2010

Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a bloggare


Un post tutto speciale! in diretta dagli spalti di Monfalcone, temperatura tropicale, musichetta retrò, e qui sotto tutto un ruotamento, ruotano spalle, ginocchia, ruotano anche le anche (se vi vede Sergiño siete finite)
Ancora non ruotano gli amenicoli ma è solo questione di minuti...tra un po' sarete in campo e non importa quanto forte tiriate, gli amencoli ad un certo punto girano sempre, è la regola di ogni partita.
Cmq questi tipi da spiaggia quando vanno a giocare a Montecchio li voglio vedere...dal Kenya alla Groenlandia senza passare dal via...
Donzelle quanto mi mancate!
Mi mancano i -Porca vaccona- di Margie, gli avambracci prensili di Catte, le domande di Claudietta, Giorgina alla guida, Anto che piuttosto che parli meglio che rida, Sisi che mi fa inseguire un'auto di sconosciuti, le battute di Saretti (ok, forse quelle no, fetentissima Saretti in battuta!!), Lili che urla in faccia all'avversario, la mano-paletta di Ile, l'imperturbabilità di Vale, i tuffi in planata con botto finale di Evunz...
E per vedervi sculettare ho pure dovuto pagare il bigliettoooo!!!Capito??
Poi dite che non vi voglio bene! La signora bigliettara si è abbarbicata sugli spalti pur di incassare 'sti fottuti 4 Euro, è proprio la crisi, altro chè! Ma dico, risparmiare un po' sul riscaldamento no?? Razza di produttori di gas-serra??
Per un attimo ho pensato di assumere l'espressione della foto di squadra, mento alto e petto in fuori, e dirle "Lei non sa chi sono io".
Ma forse non ci avrei fatto proprio 'sto figurone.
Cmq da quando non gioco più mi sono ripromessa di dedicarmi alla palestra full time. Per evitare di diventare una sfera in vista della prova costume.
Quindi vorrei essere Big Jim entro l'estate.
Il fatto è che già ho qualche problema col quadricipite femorale da calciatore...succede che poi il jeans non ti si muove più sulla coscia...dove lo metti sta, una seconda pelle...e invece cala in vita, ma siccome non si muove dalla coscia l'effetto è pantalone-aderente-cavallo-basso-stile-rapper.
Nuove tendenze e la risacca portapannolone sul culo è già un must, provare per credere.
Bene, il primo giorno di ritorno in palestra da -non-pallavolista- sono entrata con l'idea di fare 15 minuti di pesi in tranquillità e poi godermene almeno trenta di doccia bollente.
La doccia è l'attrattiva maggiore di tutta la struttura. E' fantastica, e soprattutto sei consapevole che tutta l'acqua calda che consumi la paga l'azienda.
Sono soddisfazioni mica da poco.
Ebbene, mi hanno incastrato in una lezione di spinning.
Avete presente? praticamente una lezione di cyclette, ma molto, MOLTO più fashion.
Tra l'altro non so se esiste attività più faticosa dello spinning.
L'avevo fatto in Spagna e avevo avuto la brillante idea di salire in sella con Chocolate con Churros nello stomaco. (Per i non addetti ai lavori: cioccolata calda in cui intingi una sorta di frittella lunga e zigrinata, la qualità del churro si misura rigorosamente in base al livello di unto)
Dopo 2 giri di pedale ero verde, tanto che l'istruttore (rigorosamente biondo tinto, depilato, lampadato e gay)era venuto a controllare se ero impagliata sulla bicicletta come un gufo sul trespolo o se andava tutto bene.
Bene, stavolta non è andata molto meglio. Eravamo ben in tre più l'istruttrice. dopo 10 minuti la prima ha mollato, ed è tornata solo per pulire la bici, saggia donna.
Siccome l'altra sembrava l'antisport per eccellenza,io dall'alto del mio status di pallavolista super-professional NON potevo permettermi di fare meno di lei.
Quindi sorriso di circostanza stampato ed espressione indifferente, ho pedalato soffrendo come non mai fino all'ultimo secondo. Non si molla cari miei, a costo di camminare il giorno dopo con due gambe di legno!!

Ora però torniamo a noi...l'atmosfera su surriscalda (ancoraaa???), gli ultimi attacchi, tra 2 minuti il fischio d'inizio!!
E siccome ho pure pagato il biglietto stacco tutto e mi concentro!! :)
VAI RAGAAAAAA!!! NON FATEMI AGITARE LA RUSSA CHE POI HO GLI INCUBI NOTTURNI!!!

Fooorzaaa ragazze alè alèèèè...forza ragazze alèèè alèèèè....
Vai Lissssaaaa!!!

lunedì 15 febbraio 2010

Se la vita ti sorride, ha una paresi


Porca vaccona.
Come direbbe il capitano mio capitano “Porca di quella vaccona”.
Sono uno sfigato. Al maschile.
Due volte nelle mia carriera aziendale ho lasciato la macchina in divieto di sosta: 2 multe. Vuol dire il 100%.
La prima è stata il secondo giorno di lavoro, ero ancora una stagista di belle speranze, e sono stata battezzata così. Dovevo capire che era un segno di malaugurio.
Stavolta però ho la coscienza pulita: ho cercato invano un parcheggio legale con impegno e dedizione, che poi per uscire da quell’intrico di vetture posteggiate in 4’ fila devi cimentarti in manovre millimetriche, inizi la giornata già nevrotica e con l’ascella pezzata…
Uno lavora un giorno per pagarsi la multa per essere andato a lavorare. Mi sfugge il senso di tutto ciò.
E sono sicura che è stata una donna. Una vigilessa frustrata di mezza età, ne sono certa, se la coglievo in flagrante le facevo ingoiare il blocchetto completo di bic.
E scusate l’incitazione alla violenza.
Detto ciò stavolta non mi voglio soffermare sulle mie disavventure, ma mi limiterò a narrare le gesta di un’altra protagonista del mio ufficio, in qualità di testimone oculare/confidente. Non ti preoccupare, con me le tue figure di merda sono al sicuro! Le metto solo in rete dove sono potenzialmente leggibili da tutto il mondo alfabetizzato.
La suddetta è già una sfigata solo per il fatto di essere finita qui nonostante sia originaria della ridente marca. Dico, io ci sono nata, pazienza, ma tu te la sei proprio cercata…poi ti lamenti se il capo ti suggerisce di mettere le catene da scarpa per venire a lavorare…stella mia, qui così funziona! Ho pure visto una vecchietta con le catene da scarpa, che andava a fare la spesa in piazza…che tenerezza!
Senza le catene da scarpa sei completamente OUT. O comunque rischi certe evoluzioni sul ghiaccio che neanche Carolina a Vancouver.
Poi ha trovato alloggio presso l’appartamento di una dolcissima vecchina…che le entra in casa a tradimento rubandole i biscotti.
Storico è stato il rinvenimento di materia organica non meglio definita nel portaombrelli fuori dalla porta…le ipotesi sulla sua natura e su come sia arrivata fin lì si sono sprecate…sarà un gatto? Impossibile, la porta è sempre chiusa…ci piace immaginare che giunta davanti alla porta, la padrona di casa non riuscisse proprio più a trattenersi…una scena epica…
Ma le ultime due puntate della saga sono davvero le migliori…l’altro giorno noto un’ improvvisa agitazione provenire dalla sua scrivania, e lei che mi dice “Ho sciolto il telefonoo”.
Io temo un altro guasto del suo super I-Phone (dopo l’ultima caduta libera fatta passare per difetto di fabbrica )
Invece mi avvicino e trovo un telefono appena uscito da un quadro di Dalì…avete presente gli orologi liquidi? Informi e inquietanti? Ecco, il fisso aziendale era ridotto così da un’ apparentemente innocua stufetta elettrica.
Esanime, curvilineo, con lo schermo ko e la schedina verde (che tecnicamente si chiama schedina verde) che sbucava impertinente da un lato. Kaputt. E grasse risate.
Seguite da miserrimi tentativi di insabbiamento dell’accaduto, perché “Insabbiare” è la parola d’ordine di qualsiasi impiegato che si rispetti, è la prima cosa che si impara quando si viene iniziati al mondo del lavoro.
L’oggetto del misfatto è stato occultato in un armadio ed è stato prontamente sostituito con un altro uguale rubato qualche scrivania più in là. È stato riesumato solo per le fotografie di rito, ma l’opera di insabbiamento non ha avuto successo perché l’ilarità generale e la folla di curiosi (che si raduna sempre puntuale attorno a una tragedia) ha attirato l’attenzione del big capo. Che era l’unico che non rideva affatto, ed è tornato cupo, ma cuuuuuuupo ed in religioso silenzio nel suo ufficio…
Non contenta di aver fatto incupire il boss, lo sketch seguente si svolge appena un paio di giorni dopo:
Protagonista X e goliardico collega si incontrano in bagno (luogo di arricchimento sociale per eccellenza).
Lei a lui: “Sei sempre così sorridente, ma non ti fa mai incazzare nessuno?”
Lui a lei: “Si, ma sono un tipo allegro…oppure sarà merito della fantastica canna che mi sono appena fumato in bagno!”
Inizia il più classico degli scambi di - mah, non si offre??- -la prossima volta ti chiamo!- -sì sì, la prossima volta chiamami!-
Si apre la porta di uno dei bagni (rigorosamente open space).
Cala il silenzio.
Esce il capo.
“Ciao” Imbarazzato
“Ciao” Incupito (eh lo so, sono monotona, ma è la parola che meglio definisce quella particolare espressione con broncio, ruga sulla fronte, capo chino e sguardo severo)
Addio immagine di brava ragazza. Reputazione pazientemente costruita giorno dopo giorno che si sgretola così, in un istante.
Per fortuna che ci sei tu che mi allieti le giornate con queste figure di merda. Love u!
Comunque vorrei fare un discorsetto al genio che ha progettato quei bagni…antibagno unico con i lavandini, e 4 porte ALTERNATE uomini-donne, aperte sopra e sotto per garantire che non esista un briciolo di privacy. E non è carino.
A me sinceramente da un certo fastidio che lo sconosciuto che incrocio sempre in corridoio stia ad origliare durata, pressione e quantità della mia pipì. Permettetemelo, è sempre stata una mia fissazione.
E non è semplice dalla tipica posizione sospesa, con i quadricipiti femorali in tensione, cercare la giusta traiettoria per non colpire direttamente il centro della tazza ma prendere di striscio la parete in modo da non ottenere l’effetto sonoro cascata-delle-Marmore, ma un fruscio più dicreto.
Un giorno ho avuto la sfiga di entrare nello stesso medesimo istante del mio super capo. (Non quello cupo, quello più capo del capo cupo)
Dato che non avevo ormai modo di deviare verso un’altra direzione, o fingere di dovermi lavare i denti visto che stavo giusto andando a pranzo, siamo entrati simultaneamente, fianco a fianco.
Col sorriso di circostanza, una tristezza.
Solo una mezza parete di materiale altamente-NON-insonorizzato ci separava.
Ora dimmi io come posso calare la bragozza per fare la wippi, quando mi immagino questo che origlia 5 cm più in là, e poi magari uscire fischiettando con nonchalance e con lo stesso sorriso di circostanza di quando sono entrata…non s’ha da fare…
Quindi sono rimasta in attesa di sentire la sua di wippi, finalmente lo sciacquone e la porta che si chiudeva…
…niente…
…niente…
Insomma, secondo me eravamo entrambi appoggiati al muro con l’orecchio teso.
Morale della favola: sciacquone fittizio e fuga verso la mensa portandomi a zonzo la mia bella vescica piena zeppa e, beffa delle beffe con le mie colleghe che mi insultavano per averci messo un’eternità.
Un’idea da giovane imprenditrice: silenziatore per patonza.
Sarà un successo.


Nb: si ringrazia la trevigiana per essere fonte inesauribile di ispirazione, di cazzate, di titoli, e di tutto ciò che nella vita lavorativa sembra inutile, ma invece ti fa sopravvivere in questa jungla quotidiana!