martedì 2 marzo 2010

Chi ben inizia, non si chiama Mil



Settimana iniziata male. Malissimo anzi.
Intanto vorrei una gentile conferma della prima legge di Milhouse:
Più la macchina è piccola e buffa, più all’autista che ci sta dentro dovrebbero ritirare la patente.
Parla una nota al grande pubblico per la sua tranquillità, “andamento lento” mi chiamavano, caminando por la vida sin pausas pero sin prisa…
Ma quando è troppo è troppo. Puntualmente quando parti in ritardo trovi a 100m da casa una Panda, una 600, o peggio, una Twingo, e allora sai che devi abbandonare qualsiasi speranza di timbrare il maledetto cartellino in orario.
Io non dico di volere davanti Alonso, ma quando la lancetta sfiora costantemente i 45km/h bisogna cominciare a porsi delle domande. Dato che la furia omicida si mescola alla pietà per la persona alla guida, evito di attaccarmi al clacson. Ma questo comporta un crescendo di frustrazione, un climax di nevrosi, e non resta che imprecare in un monologo tanto inutile quanto colorito.
Mi chiedo, ma questa gente un occhio allo specchietto non lo da mai?? Perché se ti accorgi di avere dietro un trenino che neanche a capodanno quando parte Zarzuela, un biscione di automobilisti incazzati alle calcagna, una coda che sembri un casello autostradale nel weekend di ferragosto, ti verrà lo scrupolo di dare un’acceleratina.
Se l’acceleratina non la vuoi proprio dare hai due scelte:
1) Accosti, come i trattori educati.
2) Abbassi il finestrino e diffondi le note della suddetta Zarzuela. Se ti va bene la prendono con filosofia e arrivate in ufficio insieme, tutti cantando e sculettando sul sedile, come un’allegra comitiva. Ma alle 7 e mezza di mattina io non ci proverei.
Quindi, ordinaria nevrosi al volante, arrivo in ufficio e controllo la posta, per scoprire che i tutor dell’università mi hanno scritto all’alba di lunedì per dirmi che se mi mancano 3 fottuti crediti alla specialistica non ci entro neanche se sono raccomandata da Berlusconi con Ratzinger in copia conoscenza.
I love burocrazia italiana. Mi servono 15 crediti e mi fai gli esami da 12.
Chi è la mente malata che ha escogitato questa cosa? O un sadico o uno che non ha dimestichezza con la matematica e non ci ha fatto caso.
Comunque mi hanno rassicurato, posso sempre farmi un altro esamone da 12 crediti, così fa 24 e i restanti 9 li posso svendere al mercato delle pulci, o giocarli al super enalotto. Cari.
E hanno pure preso questa brutta abitudine di non firmarsi, come fa uno a incazzarsi con un astratto servizio di tutorato? Non sai neanche se declinare le insolenze al femminile o al maschile.
Si vede che hanno capito di essere sempre portatori di cattive notizie, ambasciatori di problemi, messia di sventure, e quindi hanno deciso di non rendersi più identificabili e rintracciabili. Mica scemi.
Comunque dicevo, il lunedì inizia così.
Prosegue con il capo cupo che mi fa perdere le staffe come raramente succede. In un modo che mi veniva voglia di testare sul suo zigomo sinistro l’efficacia di mesi e mesi di panca piana. In un modo che ho chiesto alle mie colleghe di farmi entrare nel suo acquario e chiudere la porta alle mie spalle, e di ignorare eventuali schizzi di sangue. In un modo che ho pensato di distribuire il mio curriculum vitae alle donne delle pulizie, alla signora Bruna che bagna le piante, all’uomo rugoso che raccoglie le cicche in giardino col punteruolo, e anche al signor Pison, capo supremo della mensa. Che poi sarebbe il mio habitat naturale, circondata da vitello tonnato, tagliata di manzo, patate fritte, crauti e Bigazzi che cucina i gatti in tecia.
Addio numeri, dati e fogli Excel, addio clienti che non capiscono i disegnini fatti a colori con le freccine e con le forbici arrotondate, come Muciaccia ad art Attack, e se Dio vuole di ungherese non ci sarà più nulla se non il salame, e almeno quello non proverà inutilmente a parlare inglese, santo cielo.
E pensare che la settimana scorsa era finita così bene…vittoria senza storia per il volley Codognè, un tre a zero che ha entusiasmato gli animi per il secondo posto sempre più consolidato, ma soprattutto perché bella vittoria = una settimana di pace .
Perché per inciso il risultato del post di sabato scorso, quello di Monfalcone, era stato un 3a1 sottotono che aveva fatto inalberare la russa all’ennesima potenza. Le povere squinzie al momento del saluto avevano la faccia buuuuiaaa, il capo chino, cilicio e frusta pronti per auto flagellarsi e lo sguardo colpevole di chi sa che la vittoria non basterà a risparmiargli la valangata di Mxxxx che gli si sta per riversare addosso…
Stavolta invece la serata è partita alla grande, tre punti e inaugurazione di una gigantografia che meriterebbe di essere pubblicata in questa sede, una foto creata con queste indicazioni dalla regia: “dovete bucare l’obiettivo, essere aggressive, affascinanti…siete donne prima che atlete”
Domanda:perché quando stiamo sollevando bilancieri pesantissimi sapendo che ci diventerà un collo come Silvester Stallone ci dicono che siamo atlete prima che donne?? Mah…sento puzza di intortamento.
A seguire cena leggera da atleta/modella-taglia-38-scarsa a base di cannelloni ripieni, crocchette di patate, doppia porzione di arrosto e Profitteroles annaffiati da fiumi di Coca Cola… e si parte in direzione Villa Foscarini, non senza aver litigato col bagagliaio della mia macchina che non aveva più intenzione di aprirsi dopo essersi inghiottito il borsone di Catte.
Perché in tutto ciò io ho provato a defilarmi, ma alla fine mi è pure toccato guidare, brutte vaccone!!
Quindi la festa è ufficialmente partita, e per non annoiarvi ulteriormente ne elencherò solo i punti salienti.

La scena parcheggio merita una menzione:
Catte: “parcheggiamo dentro che abbiamo il tavolo” Olè.
Primo passaggio davanti al parcheggiatore-sguardo-d-acciaio-bodyguard: contiamo sull’occhione languido di Anto, per poi scoprire che è l’unica terroncella che si tira indietro al primo “NO”, quasi chiedendo scusa per il disturbo.
Secondo passaggio davanti al medesimo parcheggiatore-sguardo-d-acciaio-bodyguard: ci deve provare la Catte ma il suo finestrino sul più bello non si abbassa, e il parcheggiatore-sguardo-d-acciaio-bodyguard rimane lì perplesso a guardare ‘ste cretine che boccheggiano con la faccia appiccicata al vetro, senza per’altro sentire una parola, per poi cacciarle in malo modo.
Tra un passaggio e l’altro abbiamo pure insultato un tipo che stava messo di traverso in mezzo alla strada, per poi scoprire che si era piantato con la sua bella A3 sbarluccicante nella melma. Ovviamente è stato totalmente ignorato, avevamo altro a cui pensare.

 Tentativo di usurpamento del preziosissimo tavolo in discoteca, e mancata rissa con le vecchie carampane lampadate del tavolo adiacente. È bastato che il capotreno sfilasse il suo delicato copri spalla a scoprire il bicipite da culturista per farle andare a sculettare altrove. Peccato, sarebbe stato divertente, e io avrei fatto lo smilzo che se ne sta in parte e aizza gli animi, che in una rissa come si deve non manca mai.

 Havana7-cocacola-balli-selvaggi-foto-cretine-di-rito-fidanzati-che-osservano-con-aria-affranta/impotente/imbarazzata-le-fidanzate-sotto-effetto-fumi-dell’havana7

 Tentativo di scassinamento bagagliaio ore 5.00 circa per recuperare il borsone di
Catte

 Momentanea perdita dell’orientamento in giardino di casa privata, ore 5.15 circa. Scoperta coppia di gatti in fase Copulatio, Piera-Sisi-Angela sotto una finestra di sconosciuti all’alba per filmare l’intero amplesso. Tutto per amore della scienza, ovvio.

 Arrivo in appartamento e momento saliente della nottata: una a caso sbaglia pulsante e invece di accendere la luce suona un campanello. NO WORDS. Esatto, come gli adolescenti (in genere maschi).
Minuto di vergogna.

Avvicinarsi ai trenta e non sentirli, care le mie amichette.