mercoledì 21 aprile 2010

Copperfield e Stregatti



Gli uomini che trovo sulla mia strada si possono distinguere principalmente in 2 categorie.
1) L’UOMO COPPERFIELD
2) L’UOMO STREGATTO
Varrebbe la pena che Piero Angela con il figliol Alberto ci facessero uno speciale Quark, Ulisse, Geo&Geo o Alle Falde del Kilimangiaro.
1) L’uomo Copperfield è l’uomo che sparisce con un barbatrucco come il mago Silvan. L’uomo Vanish, e la macchia svanisce. L’uomo che neanche i protagonisti di “Senza Traccia” riuscirebbero a scovare. L’uomo che anche Federica Sciarelli rinuncerebbe a cercare. È l’uomo che si da alla macchia, il maledetto.
Ho avuto a che fare con questa categoria che ero ancora una pischella, quindi questi erano pischelli ma già conoscevano l’arte dello scomparire meglio di Harry Potter.
Il primo era uno spirito ribelle, un vero duro che spatrucciava la sua arte sui muri di provincia e dintorni e mi scriveva letterine very sweet. Un artista incompreso dalla società. Un giorno ci vediamo, e il giorno dopo mi scrive un messaggio comunicandomi che è a Catania.
Così.
Mi sono incazzato e mi sono fatto un giro.
Alla fine sono solo 1.393 Km (info garantita Google maps).
Quisquilie
Col secondo è andata meglio: dato che avevamo parlato di quanto fosse da stronzi lasciare la propria tipa con un sms, lui nel dubbio l’sms non me l’ha mai mandato.
La vicenda viene ancora ricordata dalle mie amiche e compagne di squadra del tempo, è ormai indelebilmente scritta negli annali…
Improvvisamente non si hanno più notizie di ROMUALDO (nome di fantasia per salvaguardare la privacy dello sciagurato).
Dopo un po’ comincio a preoccuparmi, quindi mi decido e chiamo a casa. Risponde la sorella:
“ROMUALDO è un attimo uscito, è scappato il cane ed è andato a riprenderlo”
Bene. Sempre ammesso che il cane esistesse realmente, lui deve essere ancora lì che vaga per i viali con una scatola di crocchette chiamando il cane Pittichiu.
In fondo un po’ mi dispiace, pensa che vita di merda, 9 anni a fischiare come un mona per le strade sbattendo le crocchette a mo’ di maracas.
E intanto il cane è a Pechino con una bella Pechinese. Son cose che ti viene il magone al solo pensiero.
In realtà l’ho rivisto una sera in un locale, anni dopo la fuga canina, un po’ annebbiato dalla bibita. L’ho guardato e gli ho detto di chiamare la redazione, che Chi l’ha Visto ha ancora il suo fascicolo aperto.
La cosa veramente incredibile è che invece di farsi ‘sta risata, o almeno mettersi in un angolino per il suo minuto di vergogna, l’accalappiacani ha avuto ancora il coraggio di biascicare un “ti devo spiegare…”
Sì. Mi devi spiegare perché esisti, giovine inutile, qual è la tua utilità nell’ecosistema.
Perché non è che dici “ Sono giovani, cresceranno”
No, se sono così a 16 anni Dio solo sa come possono evolvere ora di arrivare ai 30…
2) La categoria che preferisco però è quella dell’UOMO STREGATTO.
L’uomo Stregatto scompare e ricompare senza una logica chiara, quando meno te lo aspetti, col sorriso sornione del grosso micio a strisce, come se niente fosse.
Nessuno lo caccia e nessuno lo richiama, fa tutto da solo.
È l’uomo nostalgico.
Il migliore scompare-ricompare a cicli di una ciclicità regolare quanto quella del ciclo mestruale quando prendi la pillola.
C’è chi ogni due anni colpito da crisi coniugale ricompare, e scompare quando trova una nuova fidanzata-perfezione-pubblicità-barilla.
C’è chi sembra cotto come una mela cotta e poi non risponde più manco ai messaggi buon Natale, salvo ricomparire con scuse più o meno credibili e più o meno strappalacrime.
C’è chi ti piglia giusto giusto nell’occhio di un ciclone ormonale, ma non avendo nozioni di carpenteria applicata non sa che il ferro va battuto finché è caldo e lo lascia inesorabilmente raffreddare, surgelare come un Polaretto.
Torna alla carica tronfio e ritronfio dopo un po’ e tu ormai dalla Monaca di Monza ti sei trasformata in Madre Teresa di Calcutta, la pace dei sensi.
Questi ominidi-stregatti andrebbero trattati come meritano, a porte in faccia, se non mi hai voluto prima non mi meriti neanche ora.
Ma un po’ perché il piatto piange, un po’ per il mio noto eccesso di diplomazia, un po’ perché l’uomo più è stronzo e più gli si corre dietro, così non è, e gli si da quindi la possibilità di ripresentarsi quando saranno colpiti da una nuova ondata di nostalgia-solitudine-bisognodiparlare-arrapamentooutofcontrol (più facilmente le prime tre nel mio caso specifico).

Ommini.
Non classificabile rimane naturalmente lo storico, colui che è al di fuori di ogni catalogazione e competizione, al di sopra di ogni insindacabile giudizio. Presenza costante alla luce del sole o nascosto nell’ombra, capace di sciogliere il famoso polaretto con uno sguardo.
Fuori competizione come gli ospiti a Sanremo.

giovedì 8 aprile 2010

Finally back to you



Mi viene da scrivere quando sono mediamente irritata.

Questo post l’ho iniziato la settimana scorsa, quando sono riuscita ad arrivare in ritardo pur iniziando alle 11.00.

Ma bisogna ammettere che quando tutte le circostanze ti sono sfavorevoli, quando una forza superiore rema contro di te, è inutile opporre resistenza. Infatti io l’ho presa con filosofia, a metà strada ho capito che non sarei mai arrivata in tempo, ho rallentato e alzato il volume mentre stonavo Minuetto facendo rivoltare Mia Martini nella tomba, ciondolando teatralmente la testa per sottolineare le strofe con più pathos.

Apro una parentesi per anticipare i vostri commenti polemici: ammetto che quando devo uscire di casa e sono in anticipo, immancabilmente mi rilasso, trovo qualcosa da fare, qualsiasi cosa, finché l’anticipo non si trasforma in ritardo.
Può essere il ritocco delle sopracciglia, una spremuta, la ricerca di una scartoffia in una montagna di scartoffie, il finale di un telefilm del menga che data la suspance creatasi non posso perdermi per niente al mondo.

Comunque stavolta non ero partita malissimo come orario. Di seguito il mio calvario mattutino:
Nell’ordine: scaltra come una faina, evito Via Vittorio Veneto e prendo la scorciatoia. Nella scorciatoia mi trovo davanti una camion rimorchio. Il camion rimorchio trova nella scorciatoia i primi lavori in corso, stringe la curva e si incastra. Operai imbizzarriti e pure la sottoscritta. Quando il camion rimorchio riesce a disincastrarsi dal cantiere, si dirige bello bello ad Agordo. Mussoi: lavori in corso, stop. Mas: lavori in corso, stop. Agordo, mercato settimanale in piazza, stop. Il camionista preso da un impeto di altruismo fa attraversare la strada a tutti i nonni e nonni-bis della valle agordina.


Cmq, sfogo a parte, il mio lungo silenzio non è giustificabile da mancanza di argomenti.
Avrei voluto parlare di Lapo Elkann che dalla sua seggiola ruba il pallone a Calderon decretando la vittoria dei Lakers sui Toronto Raptors. Scene che contribuiscono a nobilitare l’immagine degli italiani nel mondo. Mentre già parlano della “Mano de Dios” dei Lakers, lui si scusa dicendo che non se ne intende molto di Basket. Anche io non me ne intendo molto di musica, ma se vado ad un concerto degli U2 magari evito di staccare l’interruttore generale per attaccare il mio carica cellulare no Lapino?? Ce le andiamo a cercare santo cielo. Cmq avanti anche chi l’ha piazzato a un tiro di schioppo dal campo, dove poteva fare danni…la prossima volta magari facciamo una tribuna VIP in aaaalto giusto per evitare questi inconvenienti imbarazzanti??

Poi avrei voluto parlare della mia compagna di sventure lavorative, che gira all’ufficio la mail di Grillo sulla campagna per il boicottaggio di Esso e Shell e si vede arrivare come risposta “I miei genitori hanno un distributore della Esso”.

Non ha prezzo.

E avrei voluto parlare di Maradona che si fa mordere il labbro dal suo cane. E chi lo può biasimare, il cane intendo. Se vi si avvicinasse Maradona non reagireste così anche voi? E poi che stava a fa’, un limone duro con un rottweiler? Non c’è più limite ai viziosi, noi donne ordinarie non abbiamo nulla di nuovo da offrire a una generazione di uomini che cercano il brivido della trasgressione con altri fringuelli, donne dotate di accessorio, giovini di belle speranza che offrono i loro servigi a pagamento, poveri canidi indifesi (quasi).

A darmi ragione, ora in Spagna hanno fatto pure la Barbie Trans. A me Ken, con quella sua faccia da bravo ragazzo non me l’aveva mai raccontata giusta. Non per niente Barbie si sfonda sempre di shopping e si diletta in mille attività pur di non pensare alla sua deludente vita sessuale. Solidarietà femminile alla prorompente biondona, che secondo me per Ken ha le zinne che mettono soggezione e un visino troppo angelico.
Come direbbero in Spagna appunto, Todos cojeamos del mismo pie, tutto il mondo è paese.

E avrei voluto parlare del fatto che siccome i miei propositi di diventare big jim si sono sciolti al sole dei nuovi turni, e la palestra è ormai un miraggio lontano, ho deciso di mettermi a dieta.

La mia dieta consiste nel mangiare TUTTO quello che voglio entro le 10 di mattina, e poi limitarmi per il resto della giornata. Ovvero: sono consentite colazioni a base di lasagne al forno e patate fritte, ma non un cioccolatino dopo le 10. Mi sembra onesto ed equilibrato. Vi farò sapere il risultato finale. Quello che non è chiaro è DA quando fino alle 10 di mattina sia consentito lo strafogo. Perché se si considerano i rientri dalle serate di bagordi alle 5 come MATTINA, allora il fallimento è matematico.


Ultimo argomento del post, il piatto forte.

Degni di nota i miei pittoreschi esami clinici per controllare i difetti di fabbrica.

Non entro in dettaglio perché in fondo in fondo in fondo un briciolo di dignità ci terrei a mantenerlo.
Giusto una fregola, un ninìn… però la vita è fatta anche di questi argomenti tabù, aimè...

Episodio n1) Esame MOLTO imbarazzante a Verona. Vai e vieni di giovani infermiere per il reparto, io tranquillizzata dalla schiacciante superiorità numerica femminile.

Compare il classico infermiere neolaureato, moro, sui 25, carino, cartellina in mano e sorriso cortese.

Chi chiama a gran voce? La sottoscritta.

Olè.

Mia mamma che mi dice all’orecchio con fare cospiratorio: “è anche un bel ragazzo!” .

Appunto, per Dio, è un bel ragazzo.

Sarebbe un’ottima notizia se ci dovessi andare a prendere il caffè, ma dato che invece mi vedrà curve che nessuno mai prima, 9 metri di tubo budelloso ritorto mentre cerco di coprire le mie vergogne con un telo bianco in vita e i calzini a righe indosso, non è che esattamente faccia i salti di gioia.

Mi piacerebbe che con un bel ragazzo si facessero le cose per gradi, come si deve, che mi vedesse prima gli occhi dell’intestino crasso, sai com’è…

Che poi non mi dicano che per loro un paziente vale l’altro.

Non ci casco più da quando un vecchiaccio con il suo camice intonso ha deciso che il battito si misurava poggiando direttamente lo stetoscopio su un capezzolo.



Episodio n2) Secondo esame MOLTO imbarazzante, in provincia.
Arrivi e ti devi presentare a una reception a prova di legge sulla privacy.

Attorno allo sportello un semicerchio di seggiole affollate da gente annoiata, un’arena di spettatori con un’acustica che neanche alla Scala.

Tu ti avvicini più che puoi al vetro e sussurri: “avrei un appuntamento per una bldkjvhabzxdrdPIA

E speri che la segretaria non infierisca e non ti chieda di ripetere. Lei naturalmente è abituata all’ambiente e fa una caciara che neanche all’osteria.

Poi, quando ormai tutti i presenti ti conoscono meglio del tuo fidanzato, tua madre e il tuo medico curante insieme, per rispettare la tua privacy ti assegnano un codicino per essere chiamato.

Siccome io sono Mil lo sfigato, sono stata l’unica persona chiamata con nome e cognome, scandendo bene le sillabe, non si è capito il motivo.

Comunque quando mi hanno chiamato non ci ho più fatto caso: ormai erano passate due ore dall’ora dell’appuntamento, non mangiavo da un paio di giorni, ero irrequieta e stavo ormai scherzando sul fatto che forse avrei rifiutato la sedazione: fidarsi è bene, ma vista la posizione “di svantaggio”, non fidarsi del tutto è meglio.

La scena madre doveva ancora arrivare. Stesa sul lettino rigoroso fianco sinistro, offro il mio latoB alla scienza.

Mentre l’infermiera alza la siringa con la mia sedazione, entra una seconda infermiera, incazzata come una faina perché deve partecipare ad un corso e deve tenere i bambini. La prima infermiera abbassa la siringa, entra una terza infermiera e inizia un animato dibattito su chi debba o meno presenziare il suddetto corso. Io mi chiedo mentalmente se non possano rimandare la decisione di 10 fottuti minuti. Evidentemente no, perché esce la seconda infermiera che ha deciso che lei non si farà vedere, la terza si offre volontaria e se ne va, e la prima, quella della siringa, presa da un impeto di altruismo la segue FUORI dall’ambulatorio correndo e sventolando la mia agognata sedazione.
Io assisto al cabaret sempre stesa sul lettino rigoroso lato sinistro, con indosso dei fantastici pantaloni XXXXL verde-sala-operatoria con apertura circolare altezza chiappe e il braccio preparato sollevato, chiacchierando con il dottore del più e del meno, ormai quasi a mio agio in questo siparietto grottesco.

E mi dico che certe esperienze lasciano il segno… e io non posso non condividere con voi questo segno nel mio blog...



Un doveroso ringraziamento a mia sorella, che mi ha mandato a ‘fanculo sghignazzando almeno una decina di volte per visita.

Parenti serpenti.